|
Il Presidente Obama, all’atto della sua rielezione a quarantaquattresimo
Presidente degli Stati Uniti, nel prestare giuramento sulla Costituzione il 21
gennaio 2013, ha formulato il tradizionale
Inaugural Address [1]. Si tratta di un discorso conciso nella struttura, ma pregno di sostanza, come
cercheremo di evidenziare nelle considerazioni che seguono. Pertanto,
l’obiettivo della presente analisi è quello di mettere in rilievo alcuni punti
interessanti soffermandoci non solo sull’interpretazione letterale del testo, ma
cercando di trovare alcuni spunti di riflessione che permettano una lettura più
integrata nel suo complesso.
La scelta delle parole
Enduring Strength of our Constitution
in apertura del suo discorso è dovuta al chiaro richiamo fatto dal Presidente
alla carta fondamentale. La Costituzione è dipinta come momento essenziale della
vita del Paese, è la sostanza del popolo americano che si riconosce nella «allegiance to an idea» promanante
dalla stessa. Ma il principio secondo cui «all men are created equal» [2] e il fatto che gli uomini sono
destinatari di diritti inalienabili come la vita, la libertà e il perseguimento
della felicità, non è sufficiente di per sé a garantirne loro il godimento. Pur
essendo verità «self-evident» non sono «self-executing». Pertanto, è a questo
punto del discorso che Obama introduce un concetto chiave del suo contributo:
l’importanza della partecipazione al processo di realizzazione della libertà.
Per conferire maggiore solennità al passaggio, rievoca i
patriots, che nel 1776 non combatterono «to replace the tyranny of a king with the privileges of a few or the rule of a mob». Quegli stessi antenati diedero loro
una Repubblica, intesa come «a government of, and by, and for the people,
entrusting each generation to keep safe our founding creed». Ad ogni generazione è
affidato il compito di mantenere saldo questo credo fondamentale, e anche
attraverso il sangue, versato da colpi di frusta e di spada, gli americani hanno
compreso che nessuna unione costituita sui principi di libertà e uguaglianza può
sopravvivere metà schiava e metà libera [3]. Di qui poi il riferimento alla
promessa solenne di procedere insieme; a tal fine, il Presidente introduce la
parola
together, appellandosi così al senso
di unità del popolo americano. Per questo lo chiama in causa, facendo leva sul
senso di appartenenza, e invoca una unità d’intenti ad agire tutti insieme,
accomunati da uno stesso denominatore per rendere i principi costituzionali
realtà concrete. Nessuna parola più di together ripetuta più volte è riuscita a sortire un effetto tanto evidente, tanto che
sembra un’invocazione, quasi una preghiera che il Presidente rivolge a tutti gli
americani: «We made ourselves anew, and
vowed to move forward together». Quindi, il ricorso all’anafora crea un
effetto enfatico atto a catturare conseguentemente l’attenzione:
«Together,
we determined that a modern economy requires railroads and highways to speed
travel and commerce, schools and colleges to train our workers.
Together, we discovered that a free market only thrives when there are
rules to ensure competition and fair play.
Together, we resolved that a great nation must care for the vulnerable, and
protect its people from life’s worst hazards and misfortune.»
Le frasi che precedono riassumono con mirabile capacità di sintesi il sistema
americano, i suoi tratti caratterizzanti l’innovazione, la formazione
all’avanguardia, il liberismo economico, la consapevolezza del pericolo e delle
tragedie scaturite dall’uso della violenza incondizionata.
Obama prosegue il suo discorso facendo riferimento a un altro aspetto importante
nella compagine americana: lo scetticismo rispetto al ruolo dell’autorità
centrale e la relativa capacità del governo di far fronte ai mali della società [4]. E quindi sposta l’attenzione
su un tema centrale, ossia la «celebration
of initiative and enterprise» e incede poi dipingendo un altro elemento
fondamentale del popolo americano: «our
insistence on hard work and personal responsibility, these are constants in our
character». La centralità del lavoro sodo e la forte componente della
responsabilità personale sono definite dal Presidente costanti del loro
carattere [5].
Ecco che Obama conferisce sempre maggiore concretezza al suo discorso,
introducendo il tema dei tempi mutevoli e in tal senso rileva la necessità di
doversi adeguare all’incedere del tempo. Pertanto, il mantenere fede ai principi
fondamentali richiede risposte nuove a nuove sfide, e il fatto di preservare le
libertà individuali richiede un’azione collettiva [6].
Infatti, gli americani non possono far fronte alle esigenze del mondo attuale
agendo per conto proprio, e a tal proposito il Presidente compara i «go-it-alone
individuals» alle truppe americane che, con moschetti e forze irregolari,
durante la seconda guerra mondiale tentano di sconfiggere il fascismo e il
comunismo [7]. Per rendere ancora più
evidente il suo ragionamento, prosegue poi con altri esempi concreti in cui il
convergere di intenti è fondamentale:
«No
single person can train all the math and science teachers we’ll need to equip
our children for the future, or build the roads and networks and research labs
that will bring new jobs and businesses to our shores.»
Qui è nuovamente fatto appello a un convergere di intenti e sforzi comuni.
Infatti, ora più che mai è necessario che le cose vengano fatte insieme, come
un’unica nazione e come un unico popolo [8].
Il tema dell’unità nazionale è ben delineato anche nel precedente discorso che
Obama pronunciò il 6 novembre 2012 [9], all’indomani della sua
rielezione: «What makes America exceptional are the
bonds that hold together the most diverse nation on earth.» Sono proprio
questi legami a fungere da collante e il senso di unità viene espresso in modo
ancora più evidente nelle successive parole dello stesso discorso:
«We
are greater than the sum of our individual ambitions, and we remain more than a
collection of red states and blue states. We are and forever will be the United
States of America.»
Ritornando all’Inaugural Address, il
Presidente non può fare a meno di menzionare il fatto che questa generazione di
americani è stata provata dalle crisi che hanno temprato la loro abilità a
risolverle e messo alla prova la loro capacità di recupero. Procede poi con un
breve cenno alla guerra dichiarando che un decennio di conflitti sta per
concludersi e che una ripresa economica è iniziata [10]. Per infondere coraggio e dare
la spinta per il futuro, afferma che le possibilità dell’America sono senza
limiti e loro (gli americani) possiedono le qualità che questo mondo senza
confini richiede: la gioventù e la grinta, la diversità e l’apertura, una
capacità infinita per il rischio e il dono
di sapersi reinventare [11]. Poi Obama richiama il suo
popolo dicendo loro che sono fatti per questo momento e lo coglieranno nella
misura in cui lo faranno insieme [12]. Ecco di nuovo prendere luce
la parola
together, proprio per sottolineare
nuovamente e con forza l’azione comune.
Obama procede il suo discorso facendo un importante riferimento alle
diseguaglianze sociali, sostenendo che il loro Paese non può avere successo
fintanto che un numero sempre più esiguo di persone sta molto bene, mentre
invece un numero sempre più grande se la cava a stento [13]. È dunque il momento di far
entrare in scena la classe media in ascesa, sulle cui ampie spalle deve
appoggiarsi il successo economico dell’America. Infatti, il Paese può prosperare
laddove ognuno è in grado di trovare indipendenza e orgoglio nel proprio lavoro
e laddove le retribuzioni, derivanti da attività oneste, affranchino le famiglie
dall’orlo degli stenti [14].
Il Presidente compie una scelta importante proponendo un’immagine molto efficace
nell’apprestarsi a concludere il suo discorso: afferma che gli americani sono
fedeli al loro principio nel momento in cui una ragazzina, nata nella povertà
più cupa, è consapevole del fatto che possiede le stesse opportunità di riuscire
come chiunque altro dal momento che è americana, è libera ed è uguale non solo
agli occhi di Dio, ma anche ai loro stessi occhi [15]. Questa importante e profonda
affermazione sembra riecheggiare le parole del Presidente nel discorso del 6
novembre 2012, quando il riferimento al concetto di uguaglianza è stato espresso
in modo molto diretto ed efficace:
«It
doesn’t matter whether you’re black or white or Hispanic or Asian or Native
American or young or old or rich or poor, able, disabled, gay or straight, you
can make it here in America if you’re willing to try.» [16]
Infatti, è il principio secondo cui «all men are created equal» [17] il messaggio più profondo che
Obama vuole lanciare attraverso questo discorso, e lo fa puntando sull’effetto
emotivo creato dall’immagine di una giovane che diventa il simbolo di coloro che
soffrono, che vivono in condizioni disagiate, ma che comunque, vivendo in
America possono aspirare a mutare la propria condizione attraverso l’impegno, la
responsabilità e il lavoro: solo così i principi sacralizzati nella Costituzione
non saranno mera retorica, ma diventeranno una concreta realtà.
Bibliografia
Fairclough,
N.,
Language and Power, Longman, 2001.
Fairclough,
N.,
Analysing Discourse, Routledge, 2003.
Van Dijk, T. A.,
Discourse and Power, Palgrave, 2008.
Sitografia
http://www.archives.gov/
http://www.economist.com/news/united-states/21570712-uncompromising-words-president-who-will-never-have-face-voters-again-gloves
http://www.nj.com/politics/index.ssf/2013/01/presidential_inauguration_2013.html
http://www.nytimes.com/interactive/2012/11/06/us/politics/06-obama-election-night-speech.html
http://www.whitehouse.gov/
www.wordreference.com
|
|