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‘Carbon footprint’ e Wall-E 1. Che cosa hanno in comune questi due termini di cui uno è un titolo di un recente film dei Pixar Animation Studios 2? Nulla, se lo chiedete a un bimbo oppure a qualcuno che non sappia nulla dei contenuti del film. Oppure tantissimo, se si pensa alla sua visione apocalittica: dopo circa 200 anni che gli uomini hanno abbandonato la terra per ritirarsi nello spazio a bordo di un’astronave, il robottino Wall-E, che funziona a batterie a ricarica solare, è ancora all’opera per compattare i rifiuti lasciati sul globo dagli uomini. Il lavoro svolto è tanto, ma le quantità di rifiuti ancora da compattare sono enormi. Di chi sono quei rifiuti? Dell’intera comunità, certo, ma anche di ogni singolo individuo precedentemente vissuto in quel luogo. Ognuno di noi lascia, infatti, una traccia importante del suo passaggio sulla Terra quanto a rifiuti e inquinamento da GreenHouse Gas (GHG), i ‘gas a effetto serra’ e ovviamente di CO2. Questa traccia altro non è che la carbon footprint di ognuno di noi, letteralmente una ‘impronta al carbonio’, o forse meglio ‘di carbonio’, impronta lasciata come dall’autore di un delitto. La connotazione negativa implicita nel termine footprint è ovvia e naturalmente comprensibile, in quanto già da tempo si dibatte circa le responsabilità dell’uomo in merito ai mutamenti climatici e ai conseguenti disastri atmosferici quali siccità e alluvioni, e alle sostanze inquinanti presenti in atmosfera.
Proprio per limitare l’impatto dell’uomo sull’ambiente, si parla oggi di tutela della ‘biodiversità’, biodiversity in inglese. Questo termine non è altro che la forma contratta (blend, o portmanteau word) di biological diversity. E questa biological diversity è oggi fortemente minacciata dai cambiamenti climatici causati dall’uomo. Anche nel corso del recentissimo Vertice dei Ministri dell’Ambiente dei G8 tenutosi a Siracusa dal 22 al 24 aprile di quest’anno, l’argomento è stato all’ordine del giorno a conclusione del vertice, dopo che si era già dibattuto, nel corso della prima giornata, di low carbon technologies, le ‘tecnologie a basse emissioni di anidride carbonica’, chiamate anche low-emission technologies, e, nel corso della seconda, delle modalità di conciliazione dei programmi di investimento atti a ridurre le emissioni con le necessità di risposta economica alle domande dei mercati 3. Al termine di questo Vertice, è stata appunto prodotta una “Carta di Siracusa” on Biodiversity 4 che stabilisce le modalità di comportamento da adottarsi da parte dei Paesi partecipanti per la tutela della biodiversità, così importante per l’equilibrio dell’ecosistema.
Dal punto di vista puramente linguistico, non è necessario specificare che nel termine biodiversity è lampante il prefisso di origine latina attinente alla vita, agli esseri viventi 5. Nell’ambito del dibattito ambientale, numerosi sono i termini con prefisso ‘bio’. Oltre, infatti, a biodiversity abbiamo termini quali biofuel, che indica i ‘biocombustibili’ derivati da prodotti ecologici, altrimenti detti anche enviro-fuel. Tra i biocombustibili abbiamo anche i biogas. Si parla altresì di biomass plantation alludendo alle tanto amate e criticate piantagioni di grande vastità per la coltivazione di prodotti biologici destinati alla produzione di combustibili. Sempre nell’ambito dei combustibili si parla anche di biomasses cogeneration, ‘cogenerazione da biomasse’, vale a dire dell’utilizzo di fonti rinnovabili negli impianti di cogenerazione per la contemporanea produzione di elettricità e calore. Ancora nell’ambito di questa nuova bioeconomy, vale a dire di questa nuova ‘economia rispettosa della vita, dell’ambiente’, è possibile dotarsi di bio-energy equipment vale a dire di ‘attrezzature per la produzione di energia pulita, derivata da fonti rinnovabili’. O ancora si può parlare di biotic resource, le ‘risorse biotiche’, tra cui vi sono i materiali grezzi dai quali dipendono la produzione economica e la vita umana, i servizi ecologici che creano habitat capaci di supportare la vita umana e le capacità di assorbimento che permettono di non soffocare nei rifiuti . Nell’industria del packaging a livello europeo 7 si parla di biopolymer vale a dire di ‘biopolimeri’: è stata, infatti, avviata una ricerca per ovviare ai prodotti non biodegradabili impiegati fin qui, in quanto essi necessitano di circa 450 anni per distruggersi completamente. I ricercatori sono allo studio di nuovi tipi di packaging a base di prodotti naturali, i biopolimeri, per l’appunto, in grado di degradarsi e di essere riciclati. Un altro valido esempio può essere quello del biobuilding o bioconstruction o ecoconstruction. Siamo in questo caso nell’ambito della ‘bioedilizia’ prospettata anche nel recentissimo Vertice di Siracusa. Un edificio che si possa definire di bioedilizia dovrebbe avere i seguenti requisiti: a) integrarsi nell’ambiente; b) rispondere ai requisiti di ecosostenibilità; c) essere realizzato con materiali naturali e non dannosi per la salute; e) essere autosufficiente dal punto di vista del fabbisogno di energia e in grado di ottimizzare le risorse; f) essere predisposto in modo tale da poter contribuire al trattamento e alla raccolta dei rifiuti; g) sfruttare la geobiologia; h) contenere i costi. Si ricorre a materiali di costruzione naturali, biofriendly o eco-friendly o earth-friendly evitando il ricorso a materiali di estrazione. Tali materiali devono essere salubri, reintegrabili, in grado da permettere la traspirazione degli edifici e di mantenere facilmente temperature adeguate per la vita dell’uomo, salvaguardando la salubrità degli ambienti interni 8. A proposito di quanto appena citato, possiamo evincere che tutti i termini a prefisso ‘bio’ non indicano altro che un’attinenza alle forme di vita e, in senso più allargato, alla protezione dell’ambiente in genere. Abbiamo, infatti, più sopra accennato alla sinonimia tra bio-construction ed eco-construction, o ancora tra biofriendly, eco-friendly ed earth-friendly, per i quali numerosissimi esempi sono riscontrabili sul web o sulla stampa. A proposito di questo esempio, possiamo citare un ulteriore sinonimo che è enviro-friendly, forma contratta di environmentally friendly. Anche il prefisso ‘eco’, ancora una volta di derivazione latina 9, trasferisce una connotazione di rispetto per l’ambiente nei nuovi termini creati. È il caso non soltanto dei termini già citati, ma anche di eco-plantation, le ‘piantagioni ecologiche’ per la produzione di biocombustibili, sinonimo delle biomasses plantation più sopra citate. Ancora possiamo accennare agli ecostore, vale a dire ‘negozi ecologici’ che non sono tanto negozi che vendono i famosi prodotti ecosostenibili, quanto piuttosto negozi il cui fabbisogno energetico è fornito da impianti di microgenerazione, quali ad esempio generatori eolici installati sul tetto, pannelli fotovoltaici e solari, ecc. Uno degli ultimi trend tra chi si sente profondamente green o eco-consciuous se non addirittura eco-sensitive, vale a dire profondamente sensibile all’argomento ambiente, è quello di creare addirittura delle eco-town, insediamenti totalmente nuovi con abitazioni a basse emissioni di anidride carbonica progettate con i più rigorosi criteri tecnici e tecnologici atti a garantire il rispetto ambientale. È possibile a tal punto citare la Geos Green Community, una città del Colorado alimentata unicamente a pannelli fotovoltaici 10. Per essere carbon neutral, vale a dire con un impatto ambientale equivalente a zero, occorre compensare le quantità di emissioni emesse con quelle riassorbite grazie ad azioni di segno opposto, ad esempio piantando alberi 11. Siamo nell’ambito dell’environmentalism, ossia della preoccupazione per le problematiche ambientali. Al fine di evitare un forte environmental impact è nato un vero e proprio environmental movement, fatto di enviro o ‘ambientalisti’ che si suddividono in light green, gli ambientalisti che vedono il rispetto e la protezione dell’ambiente più come un fatto di atteggiamento personale e non politico determinato solo dalla propria sensibilità, e di dark green, gli ambientalisti a oltranza, i radicali. Tale movimento è incentrato sulle environmental issues, le ‘problematiche ambientali’. A livello delle politiche e delle relazioni internazionali, nell’ambito delle Nazioni Unite, dell’Unione Europea, dei singoli Paesi e addirittura delle singole aziende sono stati creati dei veri e propri environmental think-tank, ‘commissioni di esperti che si occupano solo di impatto ambientale’, emissioni di gas serra, cambiamenti climatici, nuove tecnologie, ossia delle problematiche ambientali in genere.
A livello del settore economico abbiamo società ESCO o Energy Saving COmpany, società di servizi energetici che offrono formule di risparmio energetico ai propri clienti reperendo le risorse finanziarie richieste, eseguendo diagnosi e studi di fattibilità e progettazioni di intervento, realizzandoli e conducendone manutenzione e operatività. Al termine del periodo richiesto per rientrare dall’investimento e remunerare le attività della società di servizi, l’impianto viene in genere riscattato dal soggetto beneficiario dell’intervento, mentre la sua gestione può essere lasciata in carico alla ESCO o affidata ad altri soggetti.
Ma ciò di cui si parla molto oggigiorno a livello di quasi tutte le imprese mondiali è la CSR o Corporate Social Responsibility, la ‘responsabilità sociale d’impresa’. La tesi oramai comunemente accettata a livello mondiale è che pur essendo il 2009 l’anno della crisi, è proprio in questa crisi e per uscire da questa crisi che occorre investire in ricerca e nuove tecnologie al fine di dimostrare la preoccupazione dell’azienda per le problematiche ambientali e quindi fare apparire l’azienda stessa come promotrice di comportamenti e strategie atti al rispetto ambientale, con un notevole guadagno di immagine. Non solo, ma molti sostenitori della CSR, come Michael Porter 12, grande esponente del management mondiale, sostengono che per le imprese la responsabilità sociale non solo non compromette gli obiettivi economici e finanziari delle imprese stesse, ma anzi ne aumenta la competitività, stimolando ricerca e creando nuovi posti di lavoro. L’environmental and sustainable development, lo ‘sviluppo eco-sostenibile’, oltre ad essere per le Nazioni Unite uno dei Millennium Development Goals (MDGs), ossia degli obiettivi prefissati dalle Nazioni Unite come più pressanti per il millennio ai fini della salvaguardia del globo terrestre e della tutela delle generazioni future, può anche aiutare le aziende in tempi di crisi: going green can get companies out of the red, oppure green is the new black sono slogan di chi sostiene che proprio nella profonda crisi economica del 2009 è necessario investire in una economia più rispettosa dell’ambiente. A differenza del suo predecessore, il nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama, sostiene caldamente le politiche ambientali e si è impegnato per il 2050 ad abbattere i livelli di emissione di CO2 dell’80% rispetto a quelli che il Paese aveva nel 1990 13. Thomas L. Friedman 14 sostiene che gli Stati Uniti dovrebbero assumere il ruolo di guida nei programmi di produzione di energia pulita, divenendo in tal modo leader anche della ripresa economica mondiale ritrovando nel contempo il loro ruolo di prima nazione mondiale 15. Di conseguenza, nella sua visione, green is the new red, white and blue.
La lista dei termini non è certamente esaurita né quanto alla ricerca da me condotta, né quanto alle possibilità di futuri ulteriori neologismi che la lingua inglese, così agile nel conglobare connotazioni complesse in termini semplici, contratti o in associazioni sintagmatiche, potrà creare ad infinitum. Questa capacità le deriva dalla sua ben nota semplicità sintattica con la quasi totale eliminazione di verbose e ridondanti preposizioni, a differenza di lingue come l’italiano. Si sono pertanto creati neologismi e tecnicismi environmentally concerned come quelli citati più sopra. Questi non sono solo ampiamente usati sul web, sulla stampa anglosassone e nelle relazioni internazionali, ma sono molto spesso trasferiti in altre lingue, soprattutto nella lingua italiana, sotto forma di prestiti, coni linguistici o traduzioni letterali.
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1 Acronimo di Waste Allocation Load Lifter Earth-Class, vale a dire Sollevatore Terrestre di Carichi di Rifiuti.
2 http://adisney.go.com/disneyvideos/animatedfilms/wall-e/
3 “Prestigiacomo introduces G8 Environment Ministers’ Meeting in Syracuse, http://www.g8italia2009.it
4 Questo è proprio il titolo del documento finale redatto al termine di svolgimento del vertice di Siracusa. Il documento è scaricabile dal sito http://www.g8italia2009.it.
5 http://www.yourdictionary.com/bio-prefix
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11 http://www.guardian.co.uk/environment/2008 /feb/13/carbonemissions.renewableenergy
12 http://it.wikipedia.org/wiki/Michael_Porter
13 Mc Ewan I., “A New Dawn”, The Wall Street Journal, 8 November 2008.
14 http://en.wikipedia.org/wiki/Thomas_Friedman
15 Mirsky S., “Going Green to Save the Economy: A Q&A with Thomas L. Friedman – Why strategies to tackle climate change will boost the economy”, Scientific American, 26 September 2008.
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