|
Riprende qui il nostro viaggio nella terminologia
del Rock, che nella Prima Parte si era
arrestato all’inizio degli anni Settanta.
Mentre l’Inghilterra del 1970 vede
Hard Rock 1 ed
Heavy Metal 2 in piena
fase ascendente, l’America delle roots
partorisce sempre più nuovi talenti,
songwriters 3 del calibro
di Johnny Cash 4, Bob Dylan 5 e del
canadese Neil Young 6, veri e
propri narratori della condizione sociale, politica ed economica del Paese;
successivamente, tra i tanti, Bob Seger 7, John
Mellencamp 8 e Bruce Springsteen 9. Quest’ultimo è autore di una
nutrita discografia nella quale spiccano tre album temporalmente successivi agli
anni Settanta, ma fondamentali per comprendere l’importanza che le
roots hanno avuto sulla musica, in
particolare quella tematicamente incentrata sulla condizione sociale e umana.
Quei tre album sono legati tra loro da un unico filo logico, una sorta di
concept album 10 diviso in
tre episodi; ognuno è tuttavia fruibile anche singolarmente attraverso canzoni
che raccontano della vita degli uomini, dei loro sogni e delle loro speranze, ma
soprattutto dell’American dream 11, quel “sogno americano” di libertà
del quale molti artisti hanno scritto e cantato, ma che in realtà si è scoperto
essere mera utopia. Il sogno era la speranza, per il popolo americano, che
attraverso il lavoro e la determinazione fosse possibile ottenere un buon tenore
di vita, anche attraverso la sicurezza economica. Purtroppo quel sogno è svanito
e per quanto riguarda l’aspetto musicale non si è dovuto attendere molto per
vedere nascere un nuovo movimento di protesta, che ha trasformato in musica la
rabbia verso quella società che di fatto ha portato via il tanto agognato sogno
americano. Come vedremo successivamente, prenderà il nome di
Grunge, e dalla prima metà degli anni
Ottanta si farà strada nel sottosuolo musicale di Seattle, crescendo lentamente,
fino a divenire il genere musicale rappresentante della
X Generation, la ‘generazione X’.
Ma spostiamoci nuovamente nel vecchio continente;
abbiamo visto come l’ondata creativa inglese abbia cavalcato il decennio dei
Settanta autonomamente e senza sosta. Nel 1977, quando si pensa che
l’Inghilterra non abbia più nulla da dire in ambito musicale, si verifica un
evento che sconvolge letteralmente la cultura del Paese con forti ripercussioni
sul modo di intendere la musica. Considerato “la grande truffa” del
Rock’n’Roll per la sua breve durata e perché si è scoperto essere stato totalmente
studiato a tavolino, nasce il Punk, fenomeno che vede nei Sex Pistols 12
l’incarnazione della ribellione, manifestata dalla totale indifferenza verso
ogni regola di convivenza civile, con atti di teppismo da parte delle band e dai
numerosissimi fan intenti a emulare i propri idoli. Altissimi scarponi anfibi,
abiti strappati e capelli pettinati a cresta, spesso dei colori più improbabili,
costituivano l’abbigliamento utilizzato dal movimento. Il motto del
Punk è inevitabilmente violento:
seek and destroy 13, ‘cerca e
distruggi’, incarna infatti perfettamente lo spirito rivoluzionario e
oltraggioso del movimento. Il termine punk,
in inglese sinonimo di hoodlum e gangster 14, è
traducibile non soltanto con ‘rocchettaro’ 15, ma anche
con ‘giovane criminale’, e già questo è sinonimo di violenza insita nel
movimento. Parallelamente, ma totalmente contrapposta all’ideale distruttivo del
Punk, cresce in sordina dal 1977 una
nuova corrente di pensiero orientata verso sonorità criptiche e minimaliste,
unite a una spiccata dote letteraria. Il suo nome è
New Wave, la ‘nuova onda’ di band
culto per l’Inghilterra. Tra le band più importanti del movimento citiamo i Joy
Division 16, i quali hanno contribuito, con i
loro suoni cupi e funerei, alla nascita della
Dark Wave, virata poi semplicemente in
Dark, letteralmente ‘onda scura’, che
ispessisce il tessuto sonoro della New
Wave con pesanti tappeti di tastiere, linee di basso molto marcate e
ritmiche cadenzate in un insieme di toni dal sapore gotico; da qui l’impiego
appunto dell’aggettivo dark.
Inevitabilmente, anche negli Stati Uniti la
New Wave diventa popolare e nei locali
di tendenza le nuove band fondono un Rock
viscerale, fortemente debitore del Rock
tossico di fine anni Sessanta, ai nuovi suoni provenienti dall’Inghilterra; il
risultato è una miscela di suoni criptici, che uniscono all’impatto del
Rock’n’Roll gli elementi visionari e
asettici della New Wave. Questo
avviene per la maggior parte a New York, dove nasce il
Post
Punk: l’aggettivo
post punta a opporsi alla dicitura
new così da creare una forte
separazione tra i due generi. Post Punk
è quindi una definizione volutamente generica che differisce dalla
New Wave per una maggiore propensione
alla forma canzone. La contrapposizione tra i due generi è anche
linguisticamente percepibile per l’impiego dell’aggettivo
post associato al termine punk, che nettamente
contrasta con l’aggettivo new
associato a wave. Si può quindi
facilmente comprendere come la linea di confine tra le culture di differenti
Paesi e, come in questo caso di differenti continenti, siano più vicine di
quanto tendano ad apparire: infatti, il
Punk deriva direttamente dal Rock
di protesta delle band statunitensi appena citate, ma nasce in una Inghilterra
tradizionalista e conservatrice nella quale le nuove generazioni sentono il
bisogno di una rivoluzione culturale; i suoi strascichi, in questo caso tanto
musicali quanto culturali e quindi linguistici, rimbalzano nuovamente negli
Stati Uniti, dove prende forma il Post
Punk. La rivoluzione
Punk inglese di fine anni Settanta è
in definitiva accostabile, per l’attinenza socio-culturale e per il momento
storico nel quale si è manifestata, a ciò che in America avvenne all’inizio
degli anni Cinquanta con l’avvento del
Rock’n’Roll.
In Inghilterra, dove spopolano i Joy Division,
alfieri della New Wave più funerea e
gotica, si fanno strada band alternative che fanno largo uso di sintetizzatori;
questi contribuiscono alla comparsa di un nuovo movimento, il cosiddetto
Electro-pop, abbreviazione di
Electronic Pop, corrente derivante
dalla New Wave che si distingue per
una marcata predisposizione ad aperture melodiche, con la presenza di più
tastiere, talvolta anche tre, come nella band Depeche Mode 17, e per la
quasi completa assenza di chitarre. Come avvenuto per la
New Wave, anche l’Heavy Metal subisce una radicale rivisitazione: siamo nei primi anni Ottanta, dove dalle
ceneri dei momentaneamente sciolti Black Sabbath 18 prende vita
la New Wave
Of British
Heavy Metal 19, la ‘nuova
onda di Heavy Metal britannico’, cui
si fa più riferimento con l’acronimo NWOBHM. Trattasi di una corrente metallica
che vede tra i fondatori Iron Maiden 20, Saxon 21, Diamond
Head 22 e Venom 23, con
sonorità caratterizzate da una combinazione di
Rock’n’Roll e aggressività Punk, una marcata
perizia tecnica dei musicisti, lunghi assoli di chitarra elettrica e la presenza
di vocalist dotati di una grande
estensione vocale.
In opposizione all’enorme successo dovuto alla
popolarità del fenomeno NWOBHM, nell’America di metà anni Ottanta iniziano a
emergere le band provenienti dalle piccole città; quella che troverà maggior
fortuna sarà la “piccola” Seattle, conosciuta per avere dato i natali al più
grande chitarrista di tutti i tempi, il prematuramente scomparso, nel 1970, Jimi
Hendrix 24. In questo
caso però, è il sottobosco Alternative
Rock, ‘Rock alternativo’, a ottenere i giusti riconoscimenti; questo genere che fa capo a band
poco conosciute come i Sonic Youth 25, i Melvins 26, i Meat Puppets 27 e i Green
River 28 poggia le sue solide fondamenta su
un movimento rozzo e istintivo, nato nella prima metà degli anni Ottanta, dotato
di una forza dirompente e permeato di contenuti antipolitici: si tratta dell’hardcore, letteralmente ‘nocciolo
duro’, versione altamente estremizzata del
Punk. Tra i maggiori esponenti sicuramente gli Husker Du 29 e i Black
Flag 30 di Henry Rollins 31.
Hardcore e
Alternative Rock nascono in quel sottobosco musicale americano dell’era post-Reaganiana,
nella quale i giovani sentivano il bisogno di ribellarsi a una politica bugiarda
e di facciata. Esattamente l’effetto fotocopia di ciò che era accaduto in
Inghilterra appena un decennio prima.
I gruppi appena citati, che propongono un
Rock d’impatto fuori dagli schemi,
intriso di distorsioni chitarristiche e testi esplicitamente affondati nel
sociale, spesso senza disdegnare attacchi verso le istituzioni, hanno dato la
forza propulsiva al Grunge che è così
potuto emergere ottenendo un grandissimo successo e divenendo l’ultimo “vero”
fenomeno di massa cresciuto lentamente, in sordina, attraverso il passaparola e
l’antico scambio di dischi, prima dell’avvento globale di Internet.
Fu infatti proprio il
Grunge, letteralmente ‘lerciume’,
‘sporcizia’, una sorta di Punk misto a Rock scarno ed essenziale,
l’ultima bomba innovativa in campo musicale. Non a caso, i musicisti
Grunge sono dichiaratamente ispirati
alla scena Punk, per l’immediatezza di
testi e musiche e per l’attitudine prettamente ribelle e anticonformista degli
appartenenti al movimento. Questi, insieme ai milioni di estimatori in tutto il
mondo, sono stati universalmente identificati come la
X Generation, la ‘generazione X’, dove
“X” significa ‘incognita’. Ma quale incognita? Certamente quella del futuro;
infatti, tutti i giovani coinvolti nel
Grunge vengono riconosciuti come il fallimento della società, giovani senza
voglia di vivere, senza alcun ideale da inseguire. Questo naturalmente dal punto
di vista dei benpensanti (si noti come l’epoca dei Sessanta, quella dei
cosiddetti “figli dei fiori” venisse considerata allo stesso modo, e così anche
il Punk in Inghilterra), che trovano
nell’idea dell’incognita “X” un punto fermo per attaccare un genere musicale
viscerale e d’impatto, ma onesto, che non si vergogna di attaccare le
istituzioni e i ricchi americani, facendo emergere un disagio giovanile. Questo
avrebbe infatti dovuto far comprendere come tutti i seguaci del
Grunge fossero l’opposto di
un’incognita, anzi individui non solo pensanti, ma persone con un’idea concreta
del futuro; come tutti i generi musicali di protesta infatti, anche il
Grunge è stato portatore di messaggi
importanti che massificavano i pensieri dei giovani, mettendo in mostra la loro
reale voglia di ribellarsi. Il termine
grunge che significa ‘dimesso’, ‘malandato’ e persino ‘sporco’, deriva
appunto dal modo di apparire dei musicisti, che si presentano vestiti con
pantaloni strappati, maglioni sgualciti di due o tre taglie più grandi, camicie
di flanella a quadrettoni che ricordano quelle dei taglialegna e una marcata
trascuratezza dell’igiene personale. In effetti, fu questo atteggiamento
trascurato, unito alla comune provenienza da Seattle e vicini sobborghi, luoghi
dove la vita viaggiava sui monotoni binari di casa-famiglia-lavoro, ad
accomunare tutte le band Grunge,
ancora di più della musica, che per quanto simile nell’attitudine aveva un
orientamento ben preciso, più Rock,
Punk o Metal a seconda delle influenze dei membri appartenenti a ogni band. Cresciuto dai
primi anni Ottanta all’ombra del Metal, ma parimenti alternativo per attitudine e rabbia, riceve visibilità mondiale nel
1991, con la pubblicazione del capolavoro
Nevermind 32 dei Nirvana 33, ed è probabilmente l’unico
movimento ad avere una precisa data della sua fine, ufficializzata nel 5 aprile
1994, data della morte per suicidio del leader dei Nirvana, Kurt Cobain 34. Proprio quest’ultimo, considerato
unanimemente il massimo esponente del movimento, era musicalmente più colto di
quanto volesse far credere e un profondo conoscitore della scuola del
Blues 35 di inizio
secolo. Fu dunque un personaggio controverso, schiavo della sua lucida follia,
oppresso dal fardello di essere considerato esponente di un movimento giovanile
tanto importante come il Grunge, profondamente legato alle roots del vecchio e del nuovo continente. Il decennio dei Novanta, se escludiamo il
Grunge, non ha visto molti nuovi
fenomeni, né tantomeno rivoluzioni in campo musicale; citiamo la nascita dell’Alternative Country, il ‘Country alternativo’, ovvero una
musica più orientata nella direzione del
Rock melodico, meno legato allo standard compositivo del
Country 36 concepito
come racconto delle tradizioni della propria terra. Oggi molto apprezzato in
tutto il mondo proprio perché legato saldamente alle
roots americane, vede nei Jayhawks 37, Uncle
Tupelo 38, in Ryan Adams 39 e nei tre fondamentali album della
sua “vecchia” band, gli Whiskeytown 40, i maggiori
esponenti.
Oggi l’Alternative
Country sembra rinascere: si sta assistendo, infatti, a un inaspettato
successo dovuto in buona parte a giovani musicisti americani che riprendono in
mano gli strumenti con in testa il preciso obiettivo di emulare i padri
fondatori delle roots americane.
Spesso figli d’arte quali Jakob Dylan 41 (figlio di
Bob 42) o Justin T. Earle 43 (figlio di Steve 44), oppure semisconosciuti come Ryan
Bingham 45 e Johnny
Flynn 46 e moltissimi altri, hanno avuto il
compito, pienamente riuscito, di portare l’Alternative Country anche nel vecchio
continente riscuotendo un enorme successo.
Nel vecchio continente invece, più in particolare in
Inghilterra, si iniziano ad avvertire i vagiti di un movimento, purtroppo
l’ultimo degno di menzione. Prende il nome di
Brit-pop 47, dove
brit non è altro che l’abbreviazione
del termine British: dunque il ‘Pop britannico’, debitore dei
Beatles, che vede emergere due band in
particolare a contendersi lo scettro di esponenti del genere. Si tratta di Oasis 48 e Blur 49, autori di
musica fortemente ispirata al Beat 50 degli anni
Sessanta rimodellato in una chiave melodica facilmente assimilabile, che si pone
come contraltare al fenomeno Grunge,
totalmente opposto, che imperava nel mondo proprio in quegli anni. I Blur hanno
dimostrato una maggiore propensione alla contaminazione tra più stili,
inglobando nelle composizioni elementi elettronici e in taluni casi anche di
Gospel 51, tornando a
esplorare il terreno fertile e insostituibile delle
roots. Il fenomeno si esaurisce però
prematuramente; la musica, anche a causa dei social network che permettono
scambio di file musicali via Internet, non riesce ad avere il tempo necessario
alla maturazione perdendosi nella mole di canzoni e musicisti che affollano la
rete.
Si arriva così al nuovo millennio con la nascita di
uno strano fenomeno: si tratta delle
reunions 52, le
‘riunioni’, che vede i grandi gruppi del passato, ove i membri non siano
prematuramente scomparsi, ritrovarsi per cimentarsi in sporadici concerti, a
volte interi tour nel mondo, se non addirittura per la composizione di nuovi
album. Di qui, la scelta del termine
reunions, appunto. Purtroppo non sarà come negli anni d’oro, dove anziché la
rincorsa al denaro si avvertiva una voglia di scoperta e sperimentazione, con
alla base la voglia di suonare, divertirsi ed esprimere pensieri e disagi. Non è
bastato neppure un fenomeno nato a tavolino come quello delle
boy-band, i ‘gruppi di ragazzi’, tra i quali Take That 53, Boyzone 54 e
Backstreet Boys 55, a
risollevare le sorti di un mercato stagnante. Oggi si assiste a un’involuzione
creativa che non permette di ascoltare nuove proposte concrete e di qualità. La
ricercatezza e la creatività degli anni passati è irrecuperabile, ma la mole di
materiale composta dai musicisti sparsi per il pianeta, in parte ancora nascosta
negli archivi delle multinazionali musicali, ci darà la possibilità di
continuare a scoprire grandi dischi in futuro.
Con questa seconda parte termina il nostro viaggio
attraverso l’analisi della terminologia musicale nella musica
Rock; partiti da quelle “radici”
fondamentali per la creazione di musica non solo da ascoltare, ma in particolare
da tramandare, giungiamo ai giorni nostri, in cui la musica sembra avere sempre
meno importanza tra le persone, forse perché non viene più accostata all’idea
che possa essere portatrice di un messaggio, sia esso di speranza o di protesta.
In realtà le roots, le ‘radici’, sono
parte della terra e della gente e, come abbiamo visto, sono alla base della vita
di ognuno di noi.
La musica è stata fonte di liberazione spirituale
per il popolo degli schiavi e ancora oggi è una forma espressiva della propria
condizione sociale, senza limiti e senza confini.
Glossario
Alternative Country:
‘Country alternativo’, versione del
Country aggiornata a cavallo tra gli
anni Ottanta e Novanta; unisce i suoni tipici del
Country a una visione più “rock”. Oggi prende il nome di “Americana”.
Alternative Rock: ‘Rock alternativo’, termine che
accomuna tutte le band che gravitano intorno a un circuito comune di ideali e
stile musicale.
Boy-band:
‘gruppi di giovani’, fenomeno degli anni Novanta che vedeva nascere gruppi
formati da ragazzi, i quali si limitavano a cantare e ballare su basi
pre-registrate.
Brit-pop:
British pop, ‘Pop britannico’.
Genere nato negli anni Novanta che univa le melodie pop a una
forma canzone ispirata al Beat e alla band Beatles.
Concept Album:
‘album a tema’.
Dark, Dark Wave: versione cupa e funerea del
Post-punk.
Electro-pop:
Electronic pop, ‘Pop elettronico’, è un genere caratterizzato da una facile propensione alle melodie
Pop, unite a un massiccio utilizzo di
strumenti digitali. Prende campo all’alba degli anni Ottanta.
Grunge: letteralmente ‘lerciume’,
‘sporcizia’. Genere nato come fenomeno musicale di protesta all’immagine
perbenista e plastificata dell’America degli anni Ottanta.
Hardcore:
‘nocciolo duro’, inteso come fulcro di quella frangia di musicisti estremamente
alternativi, estranei a ogni forma di coinvolgimento commerciale. Musicalmente
si pone come una versione estremizzata e americanizzata del
Punk britannico.
New Wave:
‘nuova onda’, identifica la nuova corrente musicale, intimista e minimalista,
nata come alternativa al Punk tra la
fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta.
X Generation: ‘generazione X’, identifica la
generazione dei nuovi giovani americani (poi anche del resto del mondo) senza
ideali per la costruzione di un futuro.
Post Punk:
‘dopo Punk’. Termine volutamente
generico utilizzato per identificare un genere reso più “colto”, con citazioni
letterarie e un ammorbidimento dei suoni rispetto al
Punk originario.
Punk: ‘rocchettaro’ o ‘giovane
criminale’, termine che identifica non solo un genere musicale, ma un intero
movimento di protesta. Nasce in Inghilterra nella seconda metà degli anni
Settanta.
Bibliografia
Bertoncelli R. (a cura di),
Storia leggendaria della musica Rock, Giunti Editore.
Eandi, F. (a cura di),
100 dischi ideali per capire il Rock Hard & Heavy, Editori Riuniti.
Guaitamacchi E. (a cura di),
100 dischi ideali per capire il Rock, Editori Riuniti.
Guglielmi F., Rizzi C. (a cura di),
Grande enciclopedia Rock, Giunti Editore.
Volpi B. (a cura di),
La storia del Rock, Editori Riuniti.
Buscadero, periodico di approfondimento musicale mensile,
Edizioni L’ultimo BUSCADERO srl.
Jam, periodico di approfondimento musicale mensile,
Cooperativa Seven Arts, Editori Riuniti.
Mucchio, periodico di approfondimento musicale mensile,
STEMAX Soc. Coop. S.r.l.
Sitografia
http://dizionari.corriere.it/
http://www.ondarock.it
http://www.scaruffi.com
http://www.thefreedictionary.com
http://www.wordreference.com
http://www.merriam-webster.com/
|
|