Rubrica a cura di Antonella Distante, Cristina Dodich, Maria Pia Montoro e
Elisabetta Verardi
Agosto 2010
Bentornati alla nostra rubrica. Questo numero, proposto
nel periodo estivo, si presenta ricco di spunti di riflessione e aspetti
interessanti sotto il profilo linguistico. In particolare abbiamo selezionato
per i nostri lettori il termine corkage che, pur non essendo di recente conio, sta nuovamente utilizzandosi nell’ambito della ristorazione
evidenziando una tendenza particolare in questo settore.
Il campo medico-scientifico è sempre oggetto di analisi e
pertanto le formule che in tale ambito abbiamo selezionato sono eco drug e smart drug il cui consumo è un fenomeno che sta diffondendosi in
modo preoccupante a livello sociale, soprattutto tra i giovani.
Altro termine incluso in questo numero è thinspiration un blend che indica una tendenza oramai affermata a livello sociale e concretizzata in una sorta di
sollecitazione a mantenersi sotto un certo peso, diffondendo immagini di un
certo tipo e spingendo a perseguire un modello di forma fisica che potrebbe in
taluni casi anche degenerare in modalità nocive per la salute.
Infine, quante volte ci potrebbe essere capitato di viaggiare
in Internet dimenticando però l’oggetto originario della nostra ricerca: ed ecco
un termine dalla rete, wilfer, che indica un soggetto che naviga non ricordando cosa stava originariamente cercando,
forse anche perdendo tempo e connessione con la realtà!
Auguriamo a tutti i nostri lettori buone vacanze e vi
aspettiamo al prossimo numero.
Corkage
Definizioni:
A sort of blend of “cork” and “charge” to indicate a fee asked or imposed by establishment keepers to allow their customers to bring and taste their own wines or alcoholic drinks, as a sort of return fee for using the establishment’s glassware, dishwashing service and to compensate said keepers for their lost income. The term is not new, as in fact dating back to 1838. However, it was brought back into vogue in the ‘70s by the BYOB (or BYO) policy applied by restaurateurs and hoteliers to keep their customers happy allowing them to bring their own bottles.
Termine che può essere assimilato a un blend tra i termini cork e charge. Esso indica una tassa applicata dagli operatori della ristorazione che permettono ai loro clienti di portare le proprie bevande alcoliche (vino o altro) all’interno dei loro ristoranti o hotel. La tassa dovrebbe coprire il servizio offerto (bicchieri e loro lavaggio), nonché compensarli per il mancato guadagno (mancata vendita dalla carta dei vini offerti dalla casa). Il termine risale al 1838 circa. Non è pertanto nuovo, ma è ritornato di moda a partire dagli anni Settanta (dapprima in Australia e Nuova Zelanda) quando venne avviata la politica che permetteva ai clienti di portare appunto le proprie bevande alcoliche. Nel nostro Paese tale abitudine non è molto diffusa e, laddove applicata, piuttosto recente.
Fonti:
Beaver, A., A Dictionary of Travel and Tourism Terminology, CABI Publishing, second Ed., 2005.
http://www.businessdictionary.com/
http://en.wikipedia.org/wiki/BYOB
http://www.forkandbottle.com/
http://www.merriam-webster.com/
http://www.snooth.com/articles/commentary/wine-101-corkage/
http://www.thefreedictionary.com/
http://www.turismo.comunecervia.it/...cervia/.../ANTEPRIMA_ITALIANO.1264676371.pdf
Eco drug
Definizioni:
The expression indicates psychoactive substances of natural origin, mainly herbs, opium derivatives, hallucinogenic plants or seeds, not synthesized in laboratory. The consumers are exposed to severe psychophysical consequences due to the lack of information about their toxicity and the active principles they contain.
Vengono definite eco droghe, bio droghe o prodotti di etnobotanica quelle sostanze psicoattive di origine naturale, principalmente erbe, derivati da oppio, piante allucinogene o semi, che non vengono sintetizzate in laboratorio. Il loro utilizzo espone i consumatori a gravi conseguenze psicofisiche, poiché non si hanno conoscenze certe relative alla loro tossicità e ai principi attivi in esse contenuti.
Definizioni:
This definition is used to describe a variety of natural substances, also defined as “neuroenhancing drugs”, considered to improve mental functions such as memory and alertness, and to fight fatigue. These substances are commonly sold in the so called “smart shops” or via the Internet. They can be very dangerous because their effects, especially if combined with other drugs, are partially unknown to the medical professionals.
L’espressione, tradotta in italiano con “droghe furbe o intelligenti” è utilizzata per indicare una varietà di sostanze naturali, conosciute anche come “farmaci neuro eccitanti” o “neuro stimolanti”, che si ritiene possano migliorare alcune funzioni mentali quali la memoria e l’attenzione e combattere la fatica. Sono in vendita nei cosiddetti smart shops, negozi specializzati nella vendita di prodotti eccitanti, energizzanti o psicoattivi, oppure via Internet. Tali sostanze rientrano nella categoria merceologica di tisane e integratori alimentari, ma non rientrano nelle catalogazioni ufficiali degli stupefacenti. Esse costituiscono un vero pericolo, poiché i loro effetti, specie se combinati a quelli di altre sostanze, sono in larga parte sconosciuti ai professionisti sanitari.
Definizioni:
A blend of “thin” and “inspiration”, the term (sometimes used in its shortened form “thinspo”) refers to apparently healthy messages, images and music inviting people to get thin and fit, but in the end only intended to inspire weight loss. They are very common on the Internet, on social network sites, and especially within the pro “Ana” (anorexia) and pro “Mia” (bulimia) communities. They are used to inspire, encourage and further motivate those people affected by such eating disorders, presenting weight loss as a lifestyle choice, and not as a disease. To this aim, such leit motifs as solidarity, perfection, success and control are recurrent. Sometimes images of very fat people are used as a form of negative “thinspiration” to provoke feelings of self disgust in addressees. Blend di thin e inspiration, il termine, spesso abbreviato in thinspo, apparentemente sembra inviare messaggi positivi invitanti al dimagrimento per trovare forma fisica. In realtà, tali messaggi, dove alle parole si associano musica, fotografie e immagini, spingono mentalmente alla pura perdita di peso. Sono molto comuni in rete e soprattutto nei social network, nonché ovviamene diffusi nelle comunità di persone affette da disturbi alimentari quali anoressia e bulimia, alle quali la perdita di peso viene presentata non tanto come malattia, ma piuttosto come una scelta, come uno stile di vita. Vengono anche suggerite idee quali autocontrollo, successo, perfezione e solidarietà. A volte vengono anche proposte immagini di persone fortemente obese per provocare un senso di disgusto nelle persone che cercano fonti di ispirazione, vale a dire un “sostegno nella loro spasmodica ricerca di magrezza”.
Definizioni:
It descends from “wilf” “What (was) I looking for?”. It is an abbreviation showing a specific attitude of a netsurfer: to forget the main purpose of his/her journey through the Net. A “wilfer”, an active agent noun from a linguistic point of view, is a person whose activity is to surf the Internet and once he/she has started this process he/she forgets what he/she was searching for. This form is comparable to the noun “slacker”, a netsurfer, lazy and a bit laggard, whose main goal is to escape from reality, preferring the virtual one to the world around.
La forma deriva da wilf “What (was) I looking for?”. E’ un’abbreviazione, dal punto di vista linguistico un agentivo, che mette in luce una caratteristica specifica di chi naviga in rete, ossia il dimenticare lo scopo per cui aveva iniziato tale percorso in Internet. Un wilfer è pertanto un soggetto la cui attività consiste nel navigare in rete, ma che una volta iniziato il percorso, dimentica poi che cosa stava cercando. Tale forma è simile a slacker, chi si rifugia in rete per sfuggire alla realtà, mostrando una certa indolenza e un distacco dal mondo reale, prediligendo quello virtuale.
Fonti:
Distante, A., Wordbuster. Il linguaggio dell’ ICT, Università La Sapienza, 2005.
Telegraph, 10 April 2007, “Are you a wilfer, lost on the internet?”.