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La lettura e la conseguente comprensione di articoli
di stampa internazionale sono spesso subordinate alla comprensione di forme
espressive chiave, quelle sulle quali, dal punto di vista sostanziale, si regge
gran parte del contenuto degli articoli stessi. Tali parole sono sovente
utilizzate in contesti diversi e in forme metaforiche, il che potrebbe provocare
difficoltà dal punto di vista interpretativo.
La scelta relativa ai termini da esaminare in questa
sede è caduta su espressioni che rendono il senso della difficoltà alla stregua
di ciò che intorno a noi accade nella compagine internazionale e i cui contenuti
vengono riversati in fiumi di articoli per descrivere diverse tipologie di crisi
o avversità a livello politico, economico, militare e istituzionale. Pertanto,
proprio l’analisi di alcune parole atte a dipingere questo quadro globale può
essere ravvisata come il filo rosso del presente studio. Tale obiettivo è stato
perseguito studiando i termini all’interno di frasi estrapolate da articoli
tratti dall’Economist al fine di
comprendere più approfonditamente le parole oggetto di analisi; per ogni termine
si è proposta una sorta di locuzione in italiano atta a spiegare il contesto in
cui tale espressione è contenuta. Non si tratta pertanto di una vera e propria
traduzione, ma di un’interpretazione concettuale.
Il primo termine oggetto di analisi è
quagmire [1], derivante dalla forma obsoleta
quag che significa ‘pantano’,
‘acquitrino’, e da mire, di origine
scandinava avente lo stesso significato, che nella forma verbale
mire ha assunto la valenza di ciò che
comporta ‘asperità’, ‘circostanze avverse’. L’uso di tale espressione risale
alla fine del sedicesimo secolo e ha assunto nella prassi una valenza che
implica l’uso traslato della parola.
Il senso figurato che assume il termine nel concreto
è dunque evidente e risulta anche da interessanti approfondimenti su tale parola
condotti da William Safire all’interno del suo Political Dictionary, pubblicato
in versione integrata e aggiornata nel 2008 [2]. La definizione ivi offerta è «any situation or a position
that appears to be unwinnable as well as difficult to exit; specifically, a
seemingly interminable foreign conflict [3]».
È interessante notare che durante la Guerra in
Vietnam questo termine è tornato in auge trovando una concreta applicazione
proprio per indicare tale lungo e difficile conflitto intrapreso dagli Stati
Uniti negli anni Sessanta. Successivamente, ha trovato una nuova collocazione
durante le guerre del Golfo ed è stato utilizzato in relazione all’espressione «Vietnam Syndrome:
the belief that foreign intervention is unwinnable and therefore a quagmire to be avoided;
the inability to make and follow through with overseas commitments [4]»; corrisponde a un intervento militare all’estero che
conduce a un sicuro fallimento. Tale forma, nel linguaggio utilizzato nel
periodo storico oggetto di esame, veniva fatta corrispondere anche a una
condizione fisica, patologica dei militari coinvolti nel conflitto, anche se
successivamente il termine è stato integrato nella formula
post-Vietnam syndrome, impiegata sia in campo medico che in campo politico-militare. La
forma che rappresenta il concetto opposto è
Munich analogy [5] che indica una pacificazione che
conduce nei fatti allo scontro. In sostanza, si ricollega al patto siglato nel
1938 da Inghilterra, Francia, Italia e Germania a sfavore degli allora territori
ceco-slovacchi, e rappresenta pertanto un accordo che produce una pacificazione
per un aggressore alle spese di un Paese più debole.
Procedendo nell’analisi di
quagmire e della sua intrinseca valenza linguistica, possiamo prendere come riferimento
la definizione offerta dall’Oxford Dictionary: «an area of soft or wet ground» oppure
«a difficult or dangerous situation [6]»; sinonimo è in questo caso il più formale
morass: «an unpleasant and complicated situation that is difficult to escape from [7]».
Quest’ultima parola deriva dal latino
mariscus, poi dal francese marais
e dall’olandese antico marasch ossia
marsh, ‘palude’.
Passando in rassegna numerosi articoli dell’Economist, si è potuto rilevare che
quagmire è utilizzato con relativa
frequenza negli ultimi due anni: è stato infatti impiegato per indicare spinose
questioni a livello internazionale, quali ad esempio il conflitto in Siria ove
gli scontri proseguono nella zona sudest della città e intorno all’aeroporto,
sebbene il miglior risultato che i capi dei ribelli possano sperare di ottenere
è quello di condurre il regime in un pantano: «Clashes continue in the southwest of the city and around the
airport, but the best that rebel commanders can now hope to achieve is to draw
the regime into a quagmire» [8].
Passando al conflitto in Iraq, ecco che
quagmire è utilizzato per asserire
che, pur non essendo l’Iraq un faro della democrazia, gli Stati Uniti non sono
più impantanati lì: «Iraq is no
beacon of democracy, but America’s army is no longer stuck in a quagmire there» [9].
Andando ad analizzare più articoli, si è anche
riscontrato un uso proprio della parola come nel caso della drammatica
situazione dei rifugiati nel sud del Sudan dove il suolo si è trasformato, a
causa delle copiose piogge, in una palude che intrappola perfino i trattori: «The
region’s black soil has become a quagmire, trapping even tractors in dark mud» [10].
Qui la parola è effettivamente utilizzata come sinonimo di
swamp, ‘palude’, ‘acquitrino’ (quest’ultimo termine si differenzia da
quagmire, poiché nella
swamp [11] può ravvisarsi anche la presenza di
alberi oltre che di piante).
Proseguendo nell’esame della
parola attraverso lo studio dei testi, si è accertato l’uso di
quagmire anche nel settore giuridico, in particolare nel caso citato di seguito, ossia
nell’ambito della tutela dei domini Internet. Qui si minimizza il rischio di un
‘pantano legale’ e si afferma che il lancio (di un prodotto commerciale) è stato
corredato da un’ampia serie di forme di tutela: «[…] plays down the risk of a legal quagmire
and says the roll-out has been wrapped in “an extremely rich set of protections”» [12].
Quagmire
è stato usato in campo giuridico in un altro caso, ossia per indicare una
situazione in cui si è bloccati nelle maglie delle procedure legali, il che
riguarda la maggior parte dei casi [13].
La Suprema Corte di Delhi è ripetutamente intervenuta per revocare la
giurisdizione dei giudici e
dei
pubblici ministeri di Gujarat su diversi casi: «Most
cases have been stuck in a quagmire of legal procedure.
The Supreme Court in Delhi has intervened repeatedly to take matters out of the
hands of Gujarat’s judiciary and prosecutors» [14].
Concentrando l’attenzione sulla
politica americana a riguardo della situazione tra Congo e Uganda, ecco che
quagmire viene riproposto in tal
ambito rievocando l’uso della guerra del Vietnam da parte del senatore John
McCain, un ex candidato alla presidenza americana che ha messo in guardia circa
l’eventualità di un pantano stile Vietnam: «And Senator John McCain, a former
Republican presidential candidate, has chimed in with warnings of a
Vietnam-style quagmire» [15].
Cambiando completamente settore geopolitico, questa parola ha trovato
applicazione anche nel novero del conflitto contro il Colonnello Gheddafi
portato avanti dalle forze della coalizione nella primavera del 2011. Laddove si
possa negare che avendo sostituito il “Colonnello G” con un alleato provvisorio
oppure con un governo sotto l’egida delle Nazioni Unite, la Libia è destinata a
divenire un pantano: «And
one may deny that, having replaced Col Q with a provisional allied or
UN-controlled government, Libya is bound to become a quagmire » [16]
.
L’articolo procede proponendo un paradosso: se ci vai leggero ottieni uno stallo
prolungato, se ci vai alla grande finisci in un pantano costoso.
«Hence the paradox: if you go in light you get a
protracted stalemate; if you go in big you end up with a costly quagmire». Chiudendo l’articolo, si specifica che non c’è ragione per cui l’estendersi della missione
debba rendere la Libia un pantano: «there is no reason why mission creep should turn Libya
into a quagmire» [17].
Mutando nuovamente settore, ecco
l’uso del termine per quanto riguarda la questione di Cipro ove quagmire
campeggia addirittura nel titolo dell’articolo definendo nel complesso l’intera
questione un ‘pantano mediterraneo’ [18].
Infine, per concludere l’analisi
di quagmire, si nota che la parola
viene ancora rievocata all’indomani della cattura del capo di Al Qaeda, Osama
Bin Laden, ove si specifica che in qualsiasi pantano noi ci trovassimo indotti,
la nostra civiltà non è fondamentalmente minacciata dalle utopiche e fantasiose
politiche rappresentate da gruppi come Al Qaeda, oppure dall’insieme di
delinquenti, folli e pseudointellettuali che si raccolgono sotto il suo
vessillo:
«and whatever quagmires we find ourselves lured into, our civilization is not fundamentally
threatened by the utopian fantasy politics embodied by groups like Al Qaeda, or
the mix of thugs, fools and pseudointellectuals who rally around their banner» [19]
Alla luce delle considerazioni
che precedono, possiamo affermare che
quagmire nasce nel campo militare e spesso è utilizzato in altri ambiti, ma
sempre per indicare una situazione complessa dove una serie di asperità
impediscono la soluzione, l’uscita; abbiamo potuto appurare che l’uso proprio
del termine come ‘pantano’, inteso propriamente come ‘area fangosa, paludosa’, è
utilizzato meno frequentemente.
Formula che più di altre si
avvicina a quagmire per significato,
pur avendo avuto negli anni utilizzo diverso, è
bog, ‘pantano’, ‘palude’, ma anche
‘bagno’ (accezione spesso anche intesa in senso più volgare); si ricorre a tale
forma se si desidera conferire alla situazione un senso maggiore di disprezzo e
repulsa. Tale termine è usato anche in forma traslata verbale più spesso al
passivo per indicare l’essere ‘impantanato’, ‘bloccato’.
Proseguendo lo studio di forme che possono essere accostate a
quagmire sul piano del significato, troviamo
stalemate, una parola che, pur mantenendo un
certo grado di diversità, indica una ‘situazione di stallo’, un ‘punto morto’: «a disagreement or a situation in a competition in which neither side is able to win or make
any progress» [20]. Questa è la definizione offerta dall’Oxford
Dictionary che fa anche riferimento al gioco degli scacchi ove
stalemate corrisponde proprio a una situazione in cui nessun giocatore può muovere
con successo le proprie pedine portando a una partita senza alcun vincitore.
L’analisi condotta su alcuni articoli dell’Economist alla scoperta dell’uso
concreto di
stalemate ha permesso di comprenderne la portata nello specifico. Infatti,
la denominazione di una rubrica di approfondimento sulla coscrizione
obbligatoria in Israele riporta proprio nel titolo la parola oggetto di studio [21]. Lo stallo politico di Israele si riferisce
all’attesa di una riforma legislativa in materia di arruolamenti obbligatori dei
giovani israeliani, poiché attualmente molti giovani appartenenti a gruppi
ortodossi sono esentati dal servizio militare, e nel Paese da più parti è
auspicata una riforma atta a modificare queste regole.
Passando alla campagna elettorale americana, comprendiamo che
stalemate è utilizzato per indicare il procrastinarsi di una situazione di
stallo: «stalemate
dragging on for some time to come» [22],
dove il verbo
drag
è spesso utilizzato nella forma
to drag one’s feet
che letteralmente corrisponde a ‘trascinare i piedi’, ma può anche essere reso
con ‘temporeggiare’, ‘prendere tempo’, e viene in tal senso spesso utilizzato in
campo politico internazionale.
L’uso della parola appare anche nel quadro della rivoluzione del mondo arabo: «stalemate
- will have direct and possibly dire effect»,
uno stallo avrebbe un effetto diretto e forse devastante [23]
Altro ambito ove tale formula appare è quello relativo alla situazione in Congo
e in Uganda dove i ribelli hanno improvvisamente trovato le risorse per
contrattaccare, provocando una situazione di stallo sotto il profilo militare e
creando una crisi umanitaria:
«[…]
the rebels suddenly found the resources to fight back, forcing a military
stalemate and creating a humanitarian crisis» [24].
Ancora, spostando l’attenzione sul conflitto in Siria, la breve
frase che segue riassume quello che negli ultimi mesi si è continuato a
perpetrare in questo Paese, sottolineando il fatto che la situazione di stallo
continua:
«But
the stalemate continues» [25].
Passando in rassegna altri articoli, si
è rilevato l’uso di stalemate anche per descrivere la politica economica americana nell’ultima parte del mandato di
Barack Obama il quale ha attribuito il resto della colpa a una situazione di
stallo a Washington, chiedendo agli elettori di arrestarla eleggendolo una
seconda volta, sebbene egli abbia in particolare omesso di attribuire un nome al
canale con cui potrebbe finanziare l’ingombrante ostruzionismo repubblicano nel
corso di un secondo mandato: «He
placed the remainder of the blame on a “stalemate” in Washington, which he urged
voters to break by electing him a second time, though he notably omitted to name
the lever with which he might budge the boulder of Republican obstructionism in
a second term» [26].
Una forma che può essere facilmente accostata a
stalemate è
deadlock, ‘impasse’, ‘punto morto’,
‘difficoltà’, ‘stallo’, una parola molto utilizzata in diversi campi e che
rappresenta un termine che può essere sostituito da
stalemate e viceversa, a differenza di
quagmire che per la sua origine ha trovato applicazione in ambiti più
circostanziati, come ad esempio le guerre del Vietnam e del Golfo. A differenza
di
stalemate, che da un punto di vista grammaticale è sostantivo e verbo,
deadlock, oltre alla forma nominale e verbale, possiede anche quella
aggettivale:
deadlocked. L’analisi condotta su
deadlock ha evidenziato un ampio utilizzo
della forma in contesti eterogenei, ad esempio nel campo della legislazione in
materia di tutela dell’ambiente in Brasile, ove si ravvisa uno stallo piuttosto
che un compromesso: «He
sees
deadlock
rather than compromise» [27].
Ancora un uso concreto nel campo dei cambiamenti
climatici ove, preso atto dello stallo, un piano, annunciato il 16 febbraio
dall’America per tentare di contrastare altri gas serra, è particolarmente
auspicato: «Given the deadlock, an
America-led plan to try tackling other sorts of greenhouse gas, announced on
February 16th, is especially welcome» [28].
Altro settore è quello istituzionale, ossia quello
della famosa riforma costituzionale inglese. In tal quadro, il Parlamento
inglese è bloccato sulla riforma della House of Lords: «Britain’s Parliament is deadlocked over House of Lords reform [29]». Non mancano i casi in cui
questa parola è stata usata nell’ambito dell’immigrazione. In Australia, ad
esempio, i leader politici sono sottoposti a una pressione persino più forte al
fine di superare lo stallo riguardo il trattamento di profughi giunti via mare
(ci si riferisce in questo caso alla questione dei richiedenti asilo che con
mezzi di fortuna giungono sulle coste del Paese):
«Australia’s political
leaders are coming under ever greater pressure to end their paralysing deadlock
over the treatment of boat people» [30].
Questa formula espressiva è stata utilizzata anche
per descrivere la competizione elettorale negli Stati Uniti. La frase in cui è
inserita è un quesito, ossia ‘perché siamo rimasti bloccati in uno stallo
elettorale?’: «Why do we remain stuck in electoral deadlock?» [31].
Vi sono ancora numerosi altri settori, tra i quali è
possibile menzionare la situazione politica italiana alla fine del governo
Berlusconi, questioni nella compagine europea e ancora il campo tecnologico dove
due giganti del settore, Oracle e Google, si trovano a essere giudicati da
giurati bloccati riguardo la correttezza di determinate condotte poste in essere
in questo quadro dalle parti in causa: «They deadlocked on whether this constituted
”fair use”» [32].
Ai fini di una comparazione linguistica, in questo studio è utile menzionare il
termine catch-22 che a livello di
significato è simile a stalemate e
deadlock, anche se la sua
interpretazione può risultare più complessa rispetto ai due precedenti termini.
Infatti, catch-22, ‘comma 22’, ha una
storia alle sue spalle che ci consente di carpirne il significato e comprenderne
la portata laddove tale parola venisse utilizzata in articoli di stampa
internazionale. Si tratta del titolo di un libro pubblicato nel 1961 [33]
dall’autore Joseph Heller riguardante la seconda guerra mondiale; tuttavia, il
tema principale è una sorta di paradosso secondo cui il personaggio principale,
un pilota dell’aeronautica che odia i conflitti, tenta in ogni modo di non
prendervi parte appellandosi all’interpretazione di due commi del regolamento
militare tra loro contrastanti. Di qui l’uso concreto della forma come di una
situazione spiacevole, dalla quale non si riesce a uscire prima di aver compiuto
un’azione che però necessita come presupposto una seconda azione che non può
adempiersi prima di aver effettuato la prima, insomma un vicolo cieco, una sorta
di deadlock dal quale la via di uscita
non è scontata.
Prendendo in esame alcuni
articoli dell’Economist, è stato
possibile studiare più nel concreto
catch-22 e il suo utilizzo nella pratica. Innanzitutto, si è rilevato un uso
nel campo economico, e si è pertanto notato che partendo dal campo militare ci
si è spostati ad altri settori: «The
Spanish are caught in a classic Catch-22» [34];
provando a tradurre tale frase si può tentare con ‘gli spagnoli sono intrappolati in un classico comma 22’, ma traslando in tal forma la
locuzione, rischiamo di non rendere il senso dal momento che in italiano “comma
22” non può ricollegarsi agli aspetti propri dell’espressione precedentemente
evidenziati. Allora, potrebbe essere completamente manipolata la frase e il
concetto potrebbe essere trasferito nella forma italiana più comprensibile: ‘gli
spagnoli si trovano nel classico vicolo cieco’. Questa frase comunque esprime il
senso della difficoltà in cui gli spagnoli si trovano sul piano economico, pur
non ricalcando pedissequamente la formula espressiva proposta nella versione
originale inglese.
Altro esempio che può essere addotto in questo quadro è:
«The
Fed is stuck in a bit of a Catch-22» [35], ossia ‘la Federal Reserve è bloccata in una
sorta di strada senza uscita’. Le espressioni classiche in cui
catch-22 è utilizzata sono to be in a catch-22, to be trapped, stuck or caught in a catch-22.
Alla luce delle analisi condotte nel presente
articolo, si può concludere che quagmire
ha una connotazione marcatamente negativa e viene spesso utilizzato in campo
militare; più versatili sono stalemate
e deadlock, che possono adattarsi a
più situazioni e possono essere entrambi sostituiti da
standstill, ‘arresto’, ‘punto morto’: «a situation in which all activity or movement has stopped» [36] e di cui si è rilevato un utilizzo
ampio all’interno di numerosi articoli dell’Economist. D’altra parte, si è
riscontrato un uso più circostanziato e circoscritto di
catch-22. In conclusione, tutte le
forme che precedono hanno comunque la funzione di rappresentare una difficoltà,
un’impasse che può essere resa con forme più o meno specifiche: espressioni
diverse con lo scopo di descrivere una situazione avversa. A tal fine, si può
scegliere anche la parola più solenne
morass che è utilizzata per conferire al testo un grado di maggiore
formalità (essendo, come esplicato in precedenza, di chiara derivazione latina);
oppure si mira a catturare l’attenzione con un termine più originale come
catch-22, sebbene il significato
potrebbe non essere di immediata comprensione. In alternativa, se si desidera
conferire alla questione un grado maggiore di complessità, vale la pena di
prendere in prestito quagmire nel
senso figurato ed evocare l’immagine del pantano la cui composizione torbida
riflette i contorni di una vicenda che nasconde retroscena e punti oscuri. La
scelta della parola ad hoc da parte di
chi redige questi articoli potrebbe non essere sempre fondata su tali
ragionamenti, ma per chi si trova a interpretare tali testi vale la pena
conoscere le considerazioni che precedono per tentare di comprendere in modo più
compiuto il materiale in cui tali forme sono utilizzate.
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