IT   EN


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
     
     
 

Political, Economical and Military Use of the Terms Quagmire, Stalemate, Deadlock and Catch-22

 
 

The Words of Adverse Events

 
     
 

Antonella Distante - Direttore della Rivista

 
     
     
 

La lettura e la conseguente comprensione di articoli di stampa internazionale sono spesso subordinate alla comprensione di forme espressive chiave, quelle sulle quali, dal punto di vista sostanziale, si regge gran parte del contenuto degli articoli stessi. Tali parole sono sovente utilizzate in contesti diversi e in forme metaforiche, il che potrebbe provocare difficoltà dal punto di vista interpretativo.

La scelta relativa ai termini da esaminare in questa sede è caduta su espressioni che rendono il senso della difficoltà alla stregua di ciò che intorno a noi accade nella compagine internazionale e i cui contenuti vengono riversati in fiumi di articoli per descrivere diverse tipologie di crisi o avversità a livello politico, economico, militare e istituzionale. Pertanto, proprio l’analisi di alcune parole atte a dipingere questo quadro globale può essere ravvisata come il filo rosso del presente studio. Tale obiettivo è stato perseguito studiando i termini all’interno di frasi estrapolate da articoli tratti dall’Economist al fine di comprendere più approfonditamente le parole oggetto di analisi; per ogni termine si è proposta una sorta di locuzione in italiano atta a spiegare il contesto in cui tale espressione è contenuta. Non si tratta pertanto di una vera e propria traduzione, ma di un’interpretazione concettuale.

Il primo termine oggetto di analisi è quagmire [1], derivante dalla forma obsoleta quag che significa ‘pantano’, ‘acquitrino’, e da mire, di origine scandinava avente lo stesso significato, che nella forma verbale mire ha assunto la valenza di ciò che comporta ‘asperità’, ‘circostanze avverse’. L’uso di tale espressione risale alla fine del sedicesimo secolo e ha assunto nella prassi una valenza che implica l’uso traslato della parola.

Il senso figurato che assume il termine nel concreto è dunque evidente e risulta anche da interessanti approfondimenti su tale parola condotti da William Safire all’interno del suo Political Dictionary, pubblicato in versione integrata e aggiornata nel 2008 [2]. La definizione ivi offerta è «any situation or a position that appears to be unwinnable as well as difficult to exit; specifically, a seemingly interminable foreign conflict [3]». È interessante notare che durante la Guerra in Vietnam questo termine è tornato in auge trovando una concreta applicazione proprio per indicare tale lungo e difficile conflitto intrapreso dagli Stati Uniti negli anni Sessanta. Successivamente, ha trovato una nuova collocazione durante le guerre del Golfo ed è stato utilizzato in relazione all’espressione «Vietnam Syndrome: the belief that foreign intervention is unwinnable and therefore a quagmire to be avoided; the inability to make and follow through with overseas commitments [4]»; corrisponde a un intervento militare all’estero che conduce a un sicuro fallimento. Tale forma, nel linguaggio utilizzato nel periodo storico oggetto di esame, veniva fatta corrispondere anche a una condizione fisica, patologica dei militari coinvolti nel conflitto, anche se successivamente il termine è stato integrato nella formula post-Vietnam syndrome, impiegata sia in campo medico che in campo politico-militare. La forma che rappresenta il concetto opposto è Munich analogy [5] che indica una pacificazione che conduce nei fatti allo scontro. In sostanza, si ricollega al patto siglato nel 1938 da Inghilterra, Francia, Italia e Germania a sfavore degli allora territori ceco-slovacchi, e rappresenta pertanto un accordo che produce una pacificazione per un aggressore alle spese di un Paese più debole.

Procedendo nell’analisi di quagmire e della sua intrinseca valenza linguistica, possiamo prendere come riferimento la definizione offerta dall’Oxford Dictionary: «an area of soft or wet ground» oppure «a difficult or dangerous situation [6]»; sinonimo è in questo caso il più formale morass: «an unpleasant and complicated situation that is difficult to escape from [7]». Quest’ultima parola deriva dal latino mariscus, poi dal francese marais e dall’olandese antico marasch ossia marsh, ‘palude’.

Passando in rassegna numerosi articoli dell’Economist, si è potuto rilevare che quagmire è utilizzato con relativa frequenza negli ultimi due anni: è stato infatti impiegato per indicare spinose questioni a livello internazionale, quali ad esempio il conflitto in Siria ove gli scontri proseguono nella zona sudest della città e intorno all’aeroporto, sebbene il miglior risultato che i capi dei ribelli possano sperare di ottenere è quello di condurre il regime in un pantano: «Clashes continue in the southwest of the city and around the airport, but the best that rebel commanders can now hope to achieve is to draw the regime into a quagmire» [8]. Passando al conflitto in Iraq, ecco che quagmire è utilizzato per asserire che, pur non essendo l’Iraq un faro della democrazia, gli Stati Uniti non sono più impantanati lì: «Iraq is no beacon of democracy, but America’s army is no longer stuck in a quagmire there» [9].

Andando ad analizzare più articoli, si è anche riscontrato un uso proprio della parola come nel caso della drammatica situazione dei rifugiati nel sud del Sudan dove il suolo si è trasformato, a causa delle copiose piogge, in una palude che intrappola perfino i trattori: «The region’s black soil has become a quagmire, trapping even tractors in dark mud» [10]. Qui la parola è effettivamente utilizzata come sinonimo di swamp, ‘palude’, ‘acquitrino’ (quest’ultimo termine si differenzia da quagmire, poiché nella swamp [11] può ravvisarsi anche la presenza di alberi oltre che di piante).

Proseguendo nell’esame della parola attraverso lo studio dei testi, si è accertato l’uso di quagmire anche nel settore giuridico, in particolare nel caso citato di seguito, ossia nell’ambito della tutela dei domini Internet. Qui si minimizza il rischio di un ‘pantano legale’ e si afferma che il lancio (di un prodotto commerciale) è stato corredato da un’ampia serie di forme di tutela: «[…] plays down the risk of a legal quagmire and says the roll-out has been wrapped in “an extremely rich set of protections”» [12].

Quagmire è stato usato in campo giuridico in un altro caso, ossia per indicare una situazione in cui si è bloccati nelle maglie delle procedure legali, il che riguarda la maggior parte dei casi [13]. La Suprema Corte di Delhi è ripetutamente intervenuta per revocare la giurisdizione dei giudici e dei pubblici ministeri di Gujarat su diversi casi: «Most cases have been stuck in a quagmire of legal procedure. The Supreme Court in Delhi has intervened repeatedly to take matters out of the hands of Gujarat’s judiciary and prosecutors» [14].

Concentrando l’attenzione sulla politica americana a riguardo della situazione tra Congo e Uganda, ecco che quagmire viene riproposto in tal ambito rievocando l’uso della guerra del Vietnam da parte del senatore John McCain, un ex candidato alla presidenza americana che ha messo in guardia circa l’eventualità di un pantano stile Vietnam: «And Senator John McCain, a former Republican presidential candidate, has chimed in with warnings of a Vietnam-style quagmire» [15].

Cambiando completamente settore geopolitico, questa parola ha trovato applicazione anche nel novero del conflitto contro il Colonnello Gheddafi portato avanti dalle forze della coalizione nella primavera del 2011. Laddove si possa negare che avendo sostituito il “Colonnello G” con un alleato provvisorio oppure con un governo sotto l’egida delle Nazioni Unite, la Libia è destinata a divenire un pantano: «And one may deny that, having replaced Col Q with a provisional allied or UN-controlled government, Libya is bound to become a quagmire » [16] . L’articolo procede proponendo un paradosso: se ci vai leggero ottieni uno stallo prolungato, se ci vai alla grande finisci in un pantano costoso. «Hence the paradox: if you go in light you get a protracted stalemate; if you go in big you end up with a costly quagmire». Chiudendo l’articolo, si specifica che non c’è ragione per cui l’estendersi della missione debba rendere la Libia un pantano: «there is no reason why mission creep should turn Libya into a quagmire» [17].

Mutando nuovamente settore, ecco l’uso del termine per quanto riguarda la questione di Cipro ove quagmire campeggia addirittura nel titolo dell’articolo definendo nel complesso l’intera questione un ‘pantano mediterraneo’ [18].

Infine, per concludere l’analisi di quagmire, si nota che la parola viene ancora rievocata all’indomani della cattura del capo di Al Qaeda, Osama Bin Laden, ove si specifica che in qualsiasi pantano noi ci trovassimo indotti, la nostra civiltà non è fondamentalmente minacciata dalle utopiche e fantasiose politiche rappresentate da gruppi come Al Qaeda, oppure dall’insieme di delinquenti, folli e pseudointellettuali che si raccolgono sotto il suo vessillo:

 

«and whatever quagmires we find ourselves lured into, our civilization is not fundamentally threatened by the utopian fantasy politics embodied by groups like Al Qaeda, or the mix of thugs, fools and pseudointellectuals who rally around their banner» [19]

 

Alla luce delle considerazioni che precedono, possiamo affermare che quagmire nasce nel campo militare e spesso è utilizzato in altri ambiti, ma sempre per indicare una situazione complessa dove una serie di asperità impediscono la soluzione, l’uscita; abbiamo potuto appurare che l’uso proprio del termine come ‘pantano’, inteso propriamente come ‘area fangosa, paludosa’, è utilizzato meno frequentemente.

Formula che più di altre si avvicina a quagmire per significato, pur avendo avuto negli anni utilizzo diverso, è bog, ‘pantano’, ‘palude’, ma anche ‘bagno’ (accezione spesso anche intesa in senso più volgare); si ricorre a tale forma se si desidera conferire alla situazione un senso maggiore di disprezzo e repulsa. Tale termine è usato anche in forma traslata verbale più spesso al passivo per indicare l’essere ‘impantanato’, ‘bloccato’.

Proseguendo lo studio di forme che possono essere accostate a quagmire sul piano del significato, troviamo stalemate, una parola che, pur mantenendo un certo grado di diversità, indica una ‘situazione di stallo’, un ‘punto morto’: «a disagreement or a situation in a competition in which neither side is able to win or make any progress» [20]. Questa è la definizione offerta dall’Oxford Dictionary che fa anche riferimento al gioco degli scacchi ove stalemate corrisponde proprio a una situazione in cui nessun giocatore può muovere con successo le proprie pedine portando a una partita senza alcun vincitore.

L’analisi condotta su alcuni articoli dell’Economist alla scoperta dell’uso concreto di stalemate ha permesso di comprenderne la portata nello specifico. Infatti, la denominazione di una rubrica di approfondimento sulla coscrizione obbligatoria in Israele riporta proprio nel titolo la parola oggetto di studio [21]. Lo stallo politico di Israele si riferisce all’attesa di una riforma legislativa in materia di arruolamenti obbligatori dei giovani israeliani, poiché attualmente molti giovani appartenenti a gruppi ortodossi sono esentati dal servizio militare, e nel Paese da più parti è auspicata una riforma atta a modificare queste regole.

Passando alla campagna elettorale americana, comprendiamo che stalemate è utilizzato per indicare il procrastinarsi di una situazione di stallo: «stalemate dragging on for some time to come» [22], dove il verbo drag è spesso utilizzato nella forma to drag one’s feet che letteralmente corrisponde a ‘trascinare i piedi’, ma può anche essere reso con ‘temporeggiare’, ‘prendere tempo’, e viene in tal senso spesso utilizzato in campo politico internazionale.

L’uso della parola appare anche nel quadro della rivoluzione del mondo arabo: «stalemate - will have direct and possibly dire effect», uno stallo avrebbe un effetto diretto e forse devastante [23]

Altro ambito ove tale formula appare è quello relativo alla situazione in Congo e in Uganda dove i ribelli hanno improvvisamente trovato le risorse per contrattaccare, provocando una situazione di stallo sotto il profilo militare e creando una crisi umanitaria: «[…] the rebels suddenly found the resources to fight back, forcing a military stalemate and creating a humanitarian crisis» [24]. Ancora, spostando l’attenzione sul conflitto in Siria, la breve frase che segue riassume quello che negli ultimi mesi si è continuato a perpetrare in questo Paese, sottolineando il fatto che la situazione di stallo continua: «But the stalemate continues» [25].

Passando in rassegna altri articoli, si è rilevato l’uso di stalemate anche per descrivere la politica economica americana nell’ultima parte del mandato di Barack Obama il quale ha attribuito il resto della colpa a una situazione di stallo a Washington, chiedendo agli elettori di arrestarla eleggendolo una seconda volta, sebbene egli abbia in particolare omesso di attribuire un nome al canale con cui potrebbe finanziare l’ingombrante ostruzionismo repubblicano nel corso di un secondo mandato: «He placed the remainder of the blame on a “stalemate” in Washington, which he urged voters to break by electing him a second time, though he notably omitted to name the lever with which he might budge the boulder of Republican obstructionism in a second term» [26]. Una forma che può essere facilmente accostata a stalemate è deadlock, ‘impasse’, ‘punto morto’, ‘difficoltà’, ‘stallo’, una parola molto utilizzata in diversi campi e che rappresenta un termine che può essere sostituito da stalemate e viceversa, a differenza di quagmire che per la sua origine ha trovato applicazione in ambiti più circostanziati, come ad esempio le guerre del Vietnam e del Golfo. A differenza di stalemate, che da un punto di vista grammaticale è sostantivo e verbo, deadlock, oltre alla forma nominale e verbale, possiede anche quella aggettivale: deadlocked. L’analisi condotta su deadlock ha evidenziato un ampio utilizzo della forma in contesti eterogenei, ad esempio nel campo della legislazione in materia di tutela dell’ambiente in Brasile, ove si ravvisa uno stallo piuttosto che un compromesso: «He sees deadlock rather than compromise» [27].

Ancora un uso concreto nel campo dei cambiamenti climatici ove, preso atto dello stallo, un piano, annunciato il 16 febbraio dall’America per tentare di contrastare altri gas serra, è particolarmente auspicato: «Given the deadlock, an America-led plan to try tackling other sorts of greenhouse gas, announced on February 16th, is especially welcome» [28].

Altro settore è quello istituzionale, ossia quello della famosa riforma costituzionale inglese. In tal quadro, il Parlamento inglese è bloccato sulla riforma della House of Lords: «Britain’s Parliament is deadlocked over House of Lords reform [29]». Non mancano i casi in cui questa parola è stata usata nell’ambito dell’immigrazione. In Australia, ad esempio, i leader politici sono sottoposti a una pressione persino più forte al fine di superare lo stallo riguardo il trattamento di profughi giunti via mare (ci si riferisce in questo caso alla questione dei richiedenti asilo che con mezzi di fortuna giungono sulle coste del Paese): «Australia’s political leaders are coming under ever greater pressure to end their paralysing deadlock over the treatment of boat people» [30]. Questa formula espressiva è stata utilizzata anche per descrivere la competizione elettorale negli Stati Uniti. La frase in cui è inserita è un quesito, ossia ‘perché siamo rimasti bloccati in uno stallo elettorale?’: «Why do we remain stuck in electoral deadlock?» [31]. Vi sono ancora numerosi altri settori, tra i quali è possibile menzionare la situazione politica italiana alla fine del governo Berlusconi, questioni nella compagine europea e ancora il campo tecnologico dove due giganti del settore, Oracle e Google, si trovano a essere giudicati da giurati bloccati riguardo la correttezza di determinate condotte poste in essere in questo quadro dalle parti in causa: «They deadlocked on whether this constituted fair use» [32]. Ai fini di una comparazione linguistica, in questo studio è utile menzionare il termine catch-22 che a livello di significato è simile a stalemate e deadlock, anche se la sua interpretazione può risultare più complessa rispetto ai due precedenti termini. Infatti, catch-22, ‘comma 22’, ha una storia alle sue spalle che ci consente di carpirne il significato e comprenderne la portata laddove tale parola venisse utilizzata in articoli di stampa internazionale. Si tratta del titolo di un libro pubblicato nel 1961 [33] dall’autore Joseph Heller riguardante la seconda guerra mondiale; tuttavia, il tema principale è una sorta di paradosso secondo cui il personaggio principale, un pilota dell’aeronautica che odia i conflitti, tenta in ogni modo di non prendervi parte appellandosi all’interpretazione di due commi del regolamento militare tra loro contrastanti. Di qui l’uso concreto della forma come di una situazione spiacevole, dalla quale non si riesce a uscire prima di aver compiuto un’azione che però necessita come presupposto una seconda azione che non può adempiersi prima di aver effettuato la prima, insomma un vicolo cieco, una sorta di deadlock dal quale la via di uscita non è scontata.

Prendendo in esame alcuni articoli dell’Economist, è stato possibile studiare più nel concreto catch-22 e il suo utilizzo nella pratica. Innanzitutto, si è rilevato un uso nel campo economico, e si è pertanto notato che partendo dal campo militare ci si è spostati ad altri settori: «The Spanish are caught in a classic Catch-22» [34]; provando a tradurre tale frase si può tentare con ‘gli spagnoli sono intrappolati in un classico comma 22’, ma traslando in tal forma la locuzione, rischiamo di non rendere il senso dal momento che in italiano “comma 22” non può ricollegarsi agli aspetti propri dell’espressione precedentemente evidenziati. Allora, potrebbe essere completamente manipolata la frase e il concetto potrebbe essere trasferito nella forma italiana più comprensibile: ‘gli spagnoli si trovano nel classico vicolo cieco’. Questa frase comunque esprime il senso della difficoltà in cui gli spagnoli si trovano sul piano economico, pur non ricalcando pedissequamente la formula espressiva proposta nella versione originale inglese.

Altro esempio che può essere addotto in questo quadro è: «The Fed is stuck in a bit of a Catch-22» [35], ossia ‘la Federal Reserve è bloccata in una sorta di strada senza uscita’. Le espressioni classiche in cui catch-22 è utilizzata sono to be in a catch-22, to be trapped, stuck or caught in a catch-22.

Alla luce delle analisi condotte nel presente articolo, si può concludere che quagmire ha una connotazione marcatamente negativa e viene spesso utilizzato in campo militare; più versatili sono stalemate e deadlock, che possono adattarsi a più situazioni e possono essere entrambi sostituiti da standstill, ‘arresto’, ‘punto morto’: «a situation in which all activity or movement has stopped» [36] e di cui si è rilevato un utilizzo ampio all’interno di numerosi articoli dell’Economist. D’altra parte, si è riscontrato un uso più circostanziato e circoscritto di catch-22. In conclusione, tutte le forme che precedono hanno comunque la funzione di rappresentare una difficoltà, un’impasse che può essere resa con forme più o meno specifiche: espressioni diverse con lo scopo di descrivere una situazione avversa. A tal fine, si può scegliere anche la parola più solenne morass che è utilizzata per conferire al testo un grado di maggiore formalità (essendo, come esplicato in precedenza, di chiara derivazione latina); oppure si mira a catturare l’attenzione con un termine più originale come catch-22, sebbene il significato potrebbe non essere di immediata comprensione. In alternativa, se si desidera conferire alla questione un grado maggiore di complessità, vale la pena di prendere in prestito quagmire nel senso figurato ed evocare l’immagine del pantano la cui composizione torbida riflette i contorni di una vicenda che nasconde retroscena e punti oscuri. La scelta della parola ad hoc da parte di chi redige questi articoli potrebbe non essere sempre fondata su tali ragionamenti, ma per chi si trova a interpretare tali testi vale la pena conoscere le considerazioni che precedono per tentare di comprendere in modo più compiuto il materiale in cui tali forme sono utilizzate.

 

 

 

 

 

Bibliografia

Oxford Advanced Learner’s Dictionary, Oxford University Press, 8th Edition, 2011.

Safire, W., Political Dictionary, Oxford University Press, 2008.

The Economist, A Mediterranean quagmire, Apr 22nd 2010.

The Economist, “Getting around to boots on the ground, Apr 21st 2011.

The Economist, “Let’s call it a day, May 2nd 2011.

The Economist, “Go ahead, Mr Bernanke, make their day, Sep 21st 2011.

The Economist, “Can America make a difference?, Oct 21st 2011.

The Economist, “The other greenhouse gases, Feb 20th 2012.

The Economist, “Bleak House, Mar 3rd 2012.

The Economist, “Tearing up note, Apr 10th 2012.

The Economist, “Houla’s horror, May 28th 2012.

The Economist, Compromise or deadlock?”, May 31st 2012.

The Economist, “No perks for Java, Jun 2nd 2012.

The Economist, “.combat, Jun 2nd 2012.

The Economist, “Boats sink, parliament flounders, Jun 28th 2012.

The Economist, Lording it, Jul 12th 2012.

The Economist, “Elements of impasse, Jul 12th 2012.

The Economist, “The choice, Jun 15th 2012.

The Economist, “Stop messing each other up, Jul 3rd 2012.

The Economist, “Misery on the march, Jul 21st 2012.

The Economist, “Israel’s political stalemate, Jul 31st 2012.

The Economist, “The twilight of the dictators”, Aug 2nd 2012.

The Economist, “Tricky territory”, Aug 4th 2012.

The Economist, “Battle stations, Aug 9th 2012.

The Economist, “More than they can chew”, Aug 25th 2012.

 

 

 

 

 

Sitografia

http://www.economist.com/blogs/babbage/2012/02/climate-change

http://www.economist.com/blogs/babbage/2012/06/oracle-v-google

http://www.economist.com/blogs/banyan/2012/06/australias-asylum-seeker-problem

http://www.economist.com/blogs/baobab/2011/10/ugandas-lords-resistance-army

http://www.economist.com/blogs/baobab/2012/07/congo-and-rwanda

http://www.economist.com/blogs/democracyinamerica/2011/04/mission_creep_libya

http://www.economist.com/blogs/democracyinamerica/2011/05/killing_bin_laden

http://www.economist.com/blogs/democracyinamerica/2012/07/electoral-competition

http://www.economist.com/blogs/eastern-approaches/2011/10/balkans-and-europe

http://www.economist.com/blogs/newsbook/2012/05/bloodshed-syria

http://www.economist.com/blogs/newsbook/2012/07/drafting-god-fearers

http://www.economist.com/blogs/buttonwood/2012/04/bank-money

http://www.economist.com/blogs/freeexchange/2011/09/monetary-policy-4

http://www.economist.com/node/15954444

http://www.economist.com/node/21548974

http://www.economist.com/node/21556223

http://www.economist.com/node/21556245

http://www.economist.com/node/21558574

http://www.economist.com/node/21559396

http://www.economist.com/node/21559906

http://www.economist.com/node/21560919

http://www.economist.com/node/21560261

http://www.economist.com/node/21559905

http://www.economist.com/node/21555916

http://www.etymonline.com

http://www.wordreference.com

 

 
 
________________________
 
     
 

[1] http://www.etymonline.com/index.php?allowed_in_frame=0&search=quagmire&searchmode=none

[2] Safire, W., Political Dictionary, Oxford University Press, 2008.

[3] Ibidem.

[4] Ibidem.

[5] Ibidem.

[6] Oxford Advanced Learner’s Dictionary, Oxford University Press, 8th Edition, 2011.

[7] Ibidem.

[8] The Economist, “More than they can chew”, Aug 25th 2012.

[9] The Economist, “Tricky territory”, Aug 4th 2012.

[10] The Economist, “Misery on the march”, Jul 21st 2012.

[11] Oxford Advanced Learner’s Dictionary, Oxford University Press, 8th Edition, 2011.

[12] The Economist, “.combat”, Jun 2nd 2012.

[13] In questo caso, si tratta del sistema giudiziario in India.

[14] The Economist, “Bleak House”, Mar 3rd 2012.

[15] The Economist, “Can America make a difference?”, Oct 21st 2011.

[16] The Economist, “Getting around to boots on the ground”, Apr 21st 2011.

[17] Ibidem

[18] The Economist, “A Mediterranean quagmire”, Apr 22nd 2010.

[19] The Economist, “Let’s call it a day”, May 2nd 2011.

[20] Oxford Advanced Learner’s Dictionary, Oxford University Press, 8th Edition, 2011.

[21] The Economist, “Israel’s political stalemate”, Jul 31st 2012.

[22] The Economist, “Battle stations”, Aug 9th 2012.

[23] The Economist, “The twilight of the dictators”, Aug 2nd 2012.

[24] The Economist, “Stop messing each other up”, Jul 3rd 2012.

[25] The Economist, “Houla’s horror”, May 28th 2012.

[26] The Economist, “The choice”, Jun 15th 2012.

[27] The Economist, “Compromise or deadlock?”, May 31st 2012.

[28] The Economist, “The other greenhouse gases”, Feb 20th 2012.

[29] The Economist, “Lording it”, Jul 12th 2012.

[30] The Economist, “Boats sink, parliament flounders”, Jun 28th 2012.

[31] The Economist, “Elements of impasse”, Jul 12th 2012.

[32] The Economist, “No perks for Java”, Jun 2nd 2012.

[33] Da cui nel 1970 è stato tratto anche un film con lo stesso titolo “Catch-22”, diretto da Mike Nichols.

[34] The Economist, “Tearing up note”, Apr 10th 2012.

[35] The Economist, “Go ahead, Mr Bernanke, make their day”, Sep 21st 2011.

[36] Oxford Advanced Learner’s Dictionary, Oxford University Press, 8th Edition, 2011.

 
     
 
________________________
 
     
  Contatta il comitato di redazione  
     
     
Copyright 2007 © - EnglishFor Srl - P.IVA 09782071006