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Food-related Diseases: An Overview of Food Allergy and Food Intolerance

 
     
 

Elisabetta Verardi – Interprete e Traduttrice freelance, Associata AITI

 
     
     
 

Con il presente articolo desidero proseguire il mio viaggio nell’analisi terminologica delle food-related diseases, ovvero tutte quelle malattie legate all’assunzione di cibo.

Nel numero precedente, mi ero soffermata in particolare sulle foodborne diseases, note anche come food poisoning [1]. Le foodborne diseases [2], cioè le ‘malattie “portate” dal cibo’, includono anche le reazioni allergiche e altre condizioni nelle quali il cibo ha la funzione di carrier, letteralmente ‘portatore’ della malattia. La definizione inglese del termine carrier è infatti «a bearer and transmitter of a causative agent of an infectious disease» [3].

Le foodborne diseases possono essere ulteriormente suddivise in food infection e food poisoning.

Anche se i sintomi presentati dai pazienti sono spesso simili, vi è una sostanziale differenza tra le due definizioni. Il termine food poisoning [4] indica un avvelenamento o intossicazione causata dall’ingestione di cibo contenente una tossina o un veleno la cui formazione è provocata da una crescita batterica all’interno del cibo stesso. Tali tossine possono essere prodotte da microrganismi, batteri, muffe e altre sostanze definite contaminants cioè «something that makes a place or a substance (such as water, air, or food) no longer suitable for use» [5].

Una food infection si verifica invece a seguito dell’ingestione di cibo contenente batteri che, una volta all’interno del corpo, continuano a crescere e a moltiplicarsi fino a causare l’insorgenza della malattia.

Dopo questa necessaria precisazione terminologica, vorrei focalizzare la mia attenzione sulla differenza tra le espressioni food allergy e food intolerance.

L’uso dei due termini ingenera molta confusione; per questo occorre ricordare che l’allergia viene considerata come una delle possibili cause di un’intolleranza ed è quindi evidente che i due concetti siano profondamente differenti.

Una definizione generica e omnicomprensiva molto utilizzata è quella di food sensitivity, cioè ‘sensibilità al cibo’. Con questa espressione si intendono tutte le reazioni eccessive o esagerate di un organismo nei confronti di un alimento o di componenti dello stesso. In realtà, l’espressione food sensitivity comprende sia le allergie che le intolleranze alimentari [6].

Più precisamente, una «food allergy occurs when the immune system mistakenly attacks a food protein» [7], quando cioè vi è una particolare forma di ipersensibilità che attiva il sistema immunitario e porta a una risposta esagerata da parte dell’individuo. L’allergen, l’‘allergene’, definito come «a substance that causes an allergy» [8], innesca una reazione del sistema immunitario e la conseguente formazione di anticorpi. Tali anticorpi stimolano il rilascio di sostanze quali l’histamine, cioè l’‘istamina’, «a chemical substance in the body that causes the symptoms that people experience when they are allergic to something» [9].

Benché la maggior parte degli individui sviluppi le allergie alimentari nella prima infanzia, non è da escludere che esse possano in realtà manifestarsi anche in età adulta. Per capire se si sia davvero in presenza di una true food allergy devono essere riscontrate essenzialmente due condizioni. La prima condizione necessaria è la certezza che la reazione abbia coinvolto l’immune system. Tale aspetto è facilmente diagnosticabile con gli allergy tests, cioè i ‘test allergometrici’.

Ve ne sono di vari tipi, ma certamente i test diagnostici più diffusi sono le prove cutanee note come prick test e patch test. Come si evince dal significato del verbo to prick, «act of making a small hole in something with a sharp pointed object» [10], il test consiste nell’apporre sulla cute dell’avambraccio una goccia di vari estratti allergenici e poi nel praticare un piccolo foro sottocute con una lancetta sterile. Entro 15-20 minuti è possibile valutare il risultato del test: la comparsa di un gonfiore localizzato, definito come pomfo, che presenta eritema e prurito indica la positività del test nei confronti dell’allergene corrispondente. Il patch test segue un principio simile al prick test, ma invece di utilizzare la lancetta si procede all’applicazione sulla cute di un cerotto imbevuto dell’estratto allergenico da testare.

Oltre alle prove cutanee, vi sono poi i cosiddetti serological tests, ovvero gli ‘esami sierologici’ «used for the study of antigen-antibody reactions in vitro» [11]. Tra questi i più noti sono il PRIST e RAST test. ll PRIST (Paper Radio Immuno Sorbent Test) «uses a technique for determining total immunoglobulin» [12], cioè si avvale di una tecnica in grado di determinare l’immunoglobulina totale. Il RAST (Radio Allergo Sorbent Test) [13] si utilizza per dosare le IgE, cioè le immunoglobuline E [14] specifiche e dirette contro i cibi presunti allergizzanti. È necessario citare anche altri test quali, ad esempio, l’oral provocation test [15] noto anche come challenge test, cioè il ‘test di provocazione orale’ o TPO. Il test consiste nella somministrazione per via orale di piccole dosi degli alimenti sospetti e di un attento monitoraggio del paziente nelle ore successive al fine di poter formulare una diagnosi corretta. Vi sono poi alcuni metodi alternativi, spesso oggetto di dibattito da parte degli studiosi [16], come ad esempio il Cito Test e il DRIA test [17].

La seconda condizione necessaria per procedere alla diagnosi di una true food allergy è che la reazione abbia provocato determinati sintomi. I sintomi da soli, tuttavia, non sono sufficienti per provare la presenza di una allergia.

I sintomi più diffusi causati da una allergia alimentare possono essere suddivisi principalmente in tre categorie:

respiratory symptoms, ovvero i ‘sintomi che coinvolgono l’apparato respiratorio’, quali running nose or nasal congestion, sneezes, difficulty breathing, asthma, loss of consciousness, e anche decesso;

skin rushes, sintomi o manifestazioni cutanee’ quali tingling sensation in the mouth, ‘sensazione di formicolio alla bocca’, swelling of lips, mouth, tongue and or face, ‘gonfiore delle labbra, della bocca, della lingua e/o del volto’. Tale reazione è nota come angioedema, «a spontaneous swelling up of areas of skin or mucous membranes» [18] o con i suoi eponimi edema di Quincke o edema angioneurotico [19]. Tra gli altri sintomi cutanei troviamo l’urticaria, nota anche con il termine hives e definita come «a vascular reaction of the upper dermis marked by transient appearance of slightly elevated patches which are redder or paler than the surrounding skin and often attended by severe itching» [20], cioè una affezione caratterizzata dalla comparsa sulla cute di rilevatezze di diametro variabile di colorito rosa chiaro, estremamente pruriginose, denominate pomfi [21], watering eyes, ‘lacrimazione degli occhi’, eczema o atopic dermatitis, ‘dermatite atopica’;

gastrointestinal symptoms quali vomiting, abdominal cramps, diarrhea e infine l’anaphylaxis, ‘anafilassi’ o ‘shock anafilattico’, «a severe, whole-body allergic reaction to a chemical that has become an allergen» [22].

I più comuni food allergens, ‘cibi allergenici’, che possono cioè provocare reazioni allergiche, sono il latte di mucca, la soia, le uova, il kiwi, il mango, le arachidi, le noci, le mandorle e i crostacei.

Oltre alle true food allergy esiste un’altra categoria, detta delle pseudo-allergies. Pseudo in greco significa ‘falso’ ed ecco perché le pseudo-allergies sono definite anche false allergies. I sintomi sono del tutto simili a quelli delle allergie, ma eseguendo i test diagnostici non viene rilevata nessuna disfunzione del sistema immunitario e nessuna reazione specifica degli anticorpi. Le false allergie o pseudo allergie si possono manifestare sia in individui atopic (che non presentano cioè allergic tendency, ‘tendenza all’allergia’, né history of allergy, ‘anamnesi di allergia’), che in individui non-atopic, ‘individui non atopici’. Anche alcuni farmaci, ad esempio l’aspirina, possono provocare effetti collaterali del tutto simili a una vera e propria allergia. Infine alcuni alimenti, quali fragole, vino, cioccolato, contengono un quantitativo di istamina sufficiente da sviluppare false allergie [23].

Una food intolerance, a differenza della food allergy, viene comunemente definita come «a difficulty in digesting a food» [24] o una sensitivity a determinati cibi. Non si tratta di una reazione del sistema immunitario, ma di una incapacità di metabolizzare un determinato alimento o un componente dello stesso. Alcuni individui manifestano infatti crisi emicraniche dopo aver consumato determinati alimenti, ad esempio alcuni tipi di formaggi o altri cibi contenenti una sostanza chiamata tiramina. Una delle intolleranze più note è la celiac disease nota anche come Gluten-sensitive enteropathy [25] cioè la ‘celiachia’ o ‘enteropatia da glutine’. Il disturbo è causato da una intolleranza al glutine, una proteina contenuta nel grano e in altri cereali. La celiachia in realtà coinvolge il sistema immunitario, ma non le immunoglobuline E, gli anticorpi coinvolti nella reazione allergica.

Vi sono infine i cosiddetti pharmacological effects, cioè gli ‘effetti farmacologici’. Alcuni alimenti, infatti, possono dare origine a sintomi fortemente somiglianti a quelli delle reazioni ai farmaci. La caffeina, ad esempio, può accelerare il battito cardiaco e avere anche un leggero effetto diuretico. La Food and Drug Administration [26], che si occupa della regolamentazione di prodotti alimentari e farmaceutici, afferma che la caffeina debba essere considerata sia un farmaco che un food additive, cioè un ‘additivo alimentare’. Essa viene infatti utilizzata sia per il trattamento della stanchezza o della sonnolenza, in quanto stimola il sistema nervoso e migliora la vigilanza, sia per coadiuvare il trattamento dell’apnea, per la regolarizzazione del battito cardiaco o per migliorare l’effetto di alcuni analgesici [27].

Negli articoli futuri proseguirò la mia analisi del linguaggio delle food-related diseases, concentrandomi in particolar modo sull’obesità infantile, definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come una delle principali sfide del Ventunesimo secolo [28].

 

 

Sitografia

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http://www.who.int/

http://www.worldwidehealth.com

 

 
 
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[1] Cfr. http://www.foodpoisoning.com/

[2] Definizione tratta dal sito www.food-info.net/uk

[3] Definizione tratta dal sito http://www.merriam-webster.com

[4] Definizione tratta dal documento pubblicato sul sito http://www.foodscience.caes.uga.edu/extension/documents/FoodPoisoning-FoodInfection.pdf

[5] Definizione tratta dal sito http://www.learnersdictionary.com

[6] Cfr. http://www.eufic.org/article/en/expid/basics-food-allergy-intolerance/

[7] Definizione tratta dal sito http://www.foodallergy.org

[8] Definizione tratta dal sito http://www.learnersdictionary.com

[9] Ibid.

[10] Ibid.

[11] Definizione tratta dal sito http://medical-dictionary.thefreedictionary.com/Serological+Test

[12] Definizione tratta dal sito http://medical-dictionary.thefreedictionary.com/Prist

[13] Cfr. http://www.answers.com/topic/radioallergosorbent-test-rast#ixzz1MEfebVk1

[14] Definizione riportata sul sito http://glossario.paginemediche.it

[15] Cfr. http://content.karger.com

[16] Cfr. http://archiviostorico.corriere.it/2001/maggio/20/Reazioni_alla_leggera_cs_0_010520407.shtml

[17] Cfr. http://www.europass.parma.it

[18] Definizione tratta dal sito http://www.allergyclinic.co.uk/angioedema.htm

[19] Cfr. http://www.corriere.it/salute/dizionario/quincke_edema_di/index.shtml

[20] Definizione tratta dal sito http://medical-dictionary.thefreedictionary.com/urticaria

[21] Definizione tratta dal sito http://www.corriere.it/salute/dizionario/orticaria/index.shtml

[22] Definizione tratta dal sito http://www.nlm.nih.gov/medlineplus/ency/article/000844.htm

[23] Secondo quanto riporta un articolo pubblicato sul sito http://www.allergyclinic.co.uk/about.htm

[24] Definizione tratta dal sito http://www.medterms.com/script/main/art.asp?articlekey=11527

[25]Cfr. http://www.nlm.nih.gov/medlineplus/celiacdisease.html

[26]Cfr. articolo scaricabile al sito http://www.fda.gov/downloads/Drugs/ResourcesForYou/Consumers/BuyingUsingMedicineSafely/ UnderstandingOver-the-CounterMedicines/UCM205286.pdf

[27] http://www.news-medical.net/health/Caffeine-Pharmacology-(Italian).aspx

[28] Cfr. http://www.who.int/dietphysicalactivity/childhood/en/

 
     
 
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