Il barrier nursing, vale a dire
l’insieme delle procedure infermieristiche atte a controllare e arginare
infezioni causate dalla diffusione di organismi patogeni nei reparti
ospedalieri, rappresenta uno degli aspetti fondamentali dell’attività quotidiana
di reparto del registered nurse, l’‘infermiere professionale iscritto
all’albo dopo aver superato l’esame di Stato’, nell’ambito dell’NHS, il
National Health Service britannico, corrispondente al Servizio
Sanitario Nazionale (SSN) italiano.
Il registered nurse, sulla base delle
funzioni prescritte dall’NHS, si pone agli occhi dei colleghi italiani in un
ambito d’intervento che nella fattispecie è anche più strettamente medico,
poiché la formazione accademica e la prassi operativa ospedaliera nel Regno
Unito delineano diversamente, rispetto all’Italia, i ruoli e il fine del
duty of care, il ‘dovere professionale di prestazione di cure medico-sanitarie’ di medici e
nurse, ‘infermieri’; nello specifico, i nurse britannici tendono ad acquisire una maggiore competenza epidemiologica alla
stregua dei colleghi medici. Alla luce di tale precisazione, per un
registered nurse si pone la necessità
di isolare qualsiasi fonte di infezione che possa rappresentare una condizione
di rischio di contagio infettivo per l’inpatient,
il ‘paziente degente, ricoverato’.
Nella fase di monitoraggio dell’inpatient,
si potrebbe rilevare la presenza di
self-infection [1], ‘infezione endogena’, ovvero
infezione opportunistica che si verifica in ambiente ospedaliero e in soggetti
immunocompromessi. Nel corpo umano, la normale flora microbica, l’insieme di
specie microbiche che sono presenti in convivenza e/o simbiosi in una mucosa
dell’individuo [2], è costituita principalmente da organismi presenti nel
tratto digerente, nella parte alta di quello respiratorio, nel tratto genitale
femminile e sullo strato più superficiale del derma. Nella flora possono essere
presenti patogeni, microrganismi in grado di causare malattie [3], multiformi come lo
Staphylococcus aureus [4], batterio caratterizzato da
struttura sferoidale, a cocco, che si presenta in aggregati a forma di grappoli
irregolari, oppure il Micrococcus, batterio appartenente alla famiglia
delle
Micrococcaceae [5]. La presenza di
Staphylococcus aureus potrebbe
causare il danneggiamento di quasi tutti i tessuti del corpo, mentre il
Micrococcus
si rende responsabile di infezioni urinarie ed endocarditi.
Diversa dalla self-infection è la
cross-infection, letteralmente ‘infezione crociata’, vale a dire infezione endogena che può essere
diffusa da un inpatient, dallo staff
ospedaliero oppure da visitatori che soffrono di patologie significative o che
si trovano nella condizione di portatori asintomatici. Anche l’ambiente
ospedaliero e il cibo contaminato possono essere considerati, in alcuni casi
specifici, fattori di cross-infection:
nell’ipotesi di food borne poisoning,
‘avvelenamento da cibo causato da alimenti contaminati’, le specie
Campylobacter [6], genere batterico costituito da
specie Gram-negative, asporigene e anaerobie obbligate, di cui
Campylobacter fetus
è la specie tipo,
rappresentano una delle cause più comuni. La specie
Salmonella [7], genere batterico appartenente alla
famiglia delle Enterobacteriaceae comprendente
specie parassite degli animali e dell’uomo, continua a rappresentare un problema
ed è particolarmente diffusa nelle uova contaminate e nei polli, oppure
derivante da cross-contamination, ‘contaminazione crociata’ causata
dal contemporaneo lavaggio di strumenti infermieristici o inadeguato livello di
temperatura per la conservazione del cibo. L’hand washing, il ‘lavaggio delle mani’, è una
prassi consolidata sia prima sia durante la preparazione e la conservazione
degli alimenti nelle cucine delle grandi strutture ospedaliere, in cui possono
annidarsi organismi come il Listeria [8], genere batterico che si sviluppa
alla temperatura di 25°-37°C e che resiste alle basse temperature. Di
conseguenza, anche gli appositi frigoriferi da
ward, ‘reparto ospedaliero’ (sinonimo di
department e
unit), dovrebbero essere tenuti a una temperatura inferiore ai 5°C, al fine di impedire
la diffusione del suddetto batterio.
All’interno degli stessi ward sono
frequenti anche casi di contagio causato da
direct contact, ‘esposizione, contatto diretto’ con
organismi infettivi presenti sulle mani dei
care worker, ‘operatori sanitari’, che non
hanno effettuato l’hand washing, prima
del contatto con la strumentazione medico-sanitaria o con gli oggetti
d’arredamento delle hospital room, ‘stanze di degenza’. La pulizia
dell’ambiente è fondamentale: i mobili d’arredamento devono essere
damp dusted, ‘spolverati con un panno umido’, per rimuovere organismi che si sono dispersi nell’aria
durante il rifacimento dei letti, mentre i pavimenti necessitano di essere
puliti con un aspirapolvere dotato di filtro utilizzando acqua bollente e
sapone; l’attrezzatura per le pulizie deve essere lavata e asciugata dopo l’uso.
Superfici e materiali antibatterici devono essere predisposti in modo tale da
inibire la concentrazione e la crescita di microrganismi.
Per quanto concerne la blood borne
infection, ‘infezione derivante da
contaminazione ematica’, il sangue o i materiali che presentano tracce di sangue
sono potenzialmente pericolosi nel momento in cui il sangue infetto viene
inalato, è presente su lesioni del derma, sulla mucosa di membrane e trasmesso
da madre a figlio in fase di allattamento. Analoga condizione è quella dell’accidental spill, ‘fuoriuscita o caduta accidentale’ di sangue, su superfici che devono essere
immediatamente pulite con disinfettante e lasciate asciutte.
Nel novero delle infezioni che possono diffondersi in ambienti ospedalieri, in
presenza di organismi patogeni, si evidenzia anche la
vector borne disease, ‘malattia
diffusa attraverso un portatore di malattia’. L’uso corretto e costante di
vaccini, di insetticidi non nocivi per l’ambiente e programmi di educazione al
mantenimento della salute rivolti agli
health care worker, sinonimo di care worker, ‘operatori
sanitari’, può arginare la diffusione di patologie infettive, come quelle
trasmesse da scarafaggi che introducendosi nei
department e portando organismi patogeni che si annidano nella parte esterna del loro
corpo e nel loro tratto digestivo, infettano l’ambiente e le strumentazioni
sterilizzate.
Le tipologie di barrier nursing
prescritte dall’NHS sono le
transmission-based precaution, procedure
infermieristiche atte all’isolamento della fonte patogena, e la
protective isolation, ‘isolamento a scopo precauzionale’
attraverso l’uso di indumenti e strumenti che impediscono il contagio infettivo.
Addentrandoci nello specifico delle transmission-based precaution, emerge l’importanza della
patient hygiene, ‘igiene del
paziente’, come patient-focused benchmark, ‘pratica, servizio centrato sul
paziente’, nel pieno rispetto della
clinical governance [9], ‘governo clinico’. È compito del
registered nurse, all’interno di un
department, stabilire il grado di
autonomia di un inpatient nella
pratica dell’igiene personale e istruirlo al corretto uso delle
toiletries, ‘articoli usati per l’igiene personale’. Secondo le indicazioni fornite dall’NHS, gli
inpatient devono effettuare il bagno
quotidianamente, pulirsi con un panno saturato al 2% di
clorhexidine gluconate, ‘clorexidina gluconata’,
disinfettante della famiglia delle biguanidi a forte azione antisettica,
particolarmente usato in campo ospedaliero, chirurgico.
La raccolta, il trasporto e lo smaltimento di
hospital waste, ‘rifiuti ospedalieri’, sono
regolamentati nell’ambito dell’NHS da diversi riferimenti normativi che si sono
succeduti nel Regno Unito a partire dall’approvazione dell’Environmental Protection Act [10] del 1990; i
domestic waste [11], i rifiuti non contaminati da sangue,
liquidi organici e sostanze tossiche,
devono essere raccolti in apposite black
polythene bag [12], ‘sacche nere di politene’. Nella
barrier nursing room, stanza per la raccolta di strumenti
contaminati, oggetti d’uso e rifiuti organici provenienti dai
department [13], chiamata anche
sluice room, e traducibile tecnicamente come
‘vuota’ oppure ‘svuotatoio’, i waste
devono essere raccolti in un unico waste
bag, ‘sacchetto per la raccolta di rifiuti contaminati’, sigillato ed etichettato con
l’indicazione del department e
dell’ospedale di provenienza, della data di sigillo per poi essere mandati
all’incenerimento. Solo le lamette e i medicinali non utilizzati devono essere
riposti in yellow disposable boxes [14], ‘contenitori gialli monouso per la
raccolta di materiali contaminati o potenzialmente tali’.
La biancheria infetta deve essere posizionata in un
red alginate polyethylene bag [15], ‘sacchetto rosso polietilenico
alginato’. Tale bag va successivamente
riposto in un red linen bag, ‘sacchetto rosso per la biancheria’,
da custodire in modo sicuro e inviare successivamente in lavanderia per il
barrier washing, ‘lavaggio per la disinfezione di
organismi patogeni’; l’alginate bag,
la ‘sacca alginata’ interna, va messa
poi in un’apposita lavatrice per essere disinfettata con acqua bollente in modo
tale da proteggere l’ambiente e i care
worker dalla contaminazione.
Su cutlery (‘posate’) e
crockery (‘stoviglie’) è necessario
rimuovere il cibo residuo e lavare tutto con risciacquo finale a 80°C per un
minuto. Crockery e
cutlery monouso sono necessari solo
laddove si sia verificata una gross
contamination, ‘massiccia
contaminazione’, o dove non sia disponibile una lavastoviglie.
Urine (‘urine’),
faece (‘feci’) e vomit (‘vomito’) devono
essere eliminati immediatamente e con attenzione usando
sanitary gloves, ‘guanti per uso sanitario’, un bedpan washer, ‘lavapadelle’, oppure un
macerator, ‘maceratoio’.
Se un inpatient sviluppa
signs (‘segni’) e sypmtoms (sintomi’) oppure
se specifiche analisi batteriologiche identificano un organismo che necessiti
barrier nursing, il
registered nurse è tenuto a effettuare
una notification of infection,
dettagliata comunicazione scritta sulle caratteristiche dell’infezione di un
inpatient, e a comunicarla all’infection control team, ‘personale addetto al monitoraggio
delle infezioni ospedaliere’. Il
registered nurse dovrebbe avere sempre una conoscenza ampia e approfondita
dell’epidemiologia e della trasmissione di microrganismi che determinano il
barrier nursing e saper stabilire un
buon grado di empatia nel rapporto con l’infectious
inpatient, ‘paziente degente infettivo’, messo in isolamento a scopo
precauzionale; la comunicazione empatica tra
nurse e patient si pone in essere allo scopo
di alleviare il percorso terapeutico del
patient e facilitare il complesso lavoro di tutto lo staff infermieristico.
Studi statunitensi condotti nel corso del 2003 [16] su gruppi di
inpatient in isolation, ‘pazienti
posti in isolamento’, hanno purtroppo attestato la tendenza inversa, vale a dire
livelli alti di stati ansiosi e depressivi nella fase di
follow-up [17], tempo necessario al medico e al
nurse per valutare, sulla base degli
esiti di referti clinici e controlli, il successivo decorso di una patologia
oppure l’efficacia di una terapia.
Con riferimento all’infectious inpatient,
e conseguentemente alla sua protective
isolation, risulta di particolare interesse per l’attività infermieristica
di routine, come seconda tipologia fondamentale di
barrier nursing, la funzione protettiva della uniform, solitamente camice bianco lungo per
medici e infermieri, sinonimo di white coat e white gown. Una ricerca
scientifica britannica di laboratorio [18] ha dimostrato la sopravvivenza
di microrganismi su strutture e materie plastiche, e ha evidenziato che lo
Staphylococcus aureus sopravvive in
presenza di materiali di polistirolo fino a 56 giorni; per questo motivo,
indossare un plastic apron, ‘grembiule realizzato con plastica
trattata in laboratorio’ a cui ci si riferisce anche con il solo sostantivo apron, costituisce una pratica
efficace di barrier nursing, di non
passaggio di microrganismi da un paziente a un altro nei
department durante la specifica fase
di distribuzione dei vitti.
Laddove vi sia rischio elevato di contaminazione derivante da fuoriuscita
abbondante di sangue, liquidi organici, secrezioni ed escrezioni, indossando un
gown, overshoes, ‘calzari, soprascarpe che aderiscono con un elastico’, e un paio di sanitary gloves si riduce la
diffusione di microrganismi. Nello specifico, i
sanitary gloves limitano la contaminazione
derivante da transient pathogen, ‘patogeno transiente, ovvero di
passaggio’; tale azione contenitiva aumenta nel caso di
unpowdered gloves, ‘guanti privi di polvere’, e possibilmente latex-free gloves, ‘guanti non in lattice’,
anche se attualmente il personale infermieristico utilizza perlopiù il modello
in lattice. Recenti studi [19] hanno dimostrato, negli
scrub nurse, ‘infermieri strumentisti’, un
abbassamento della natural rubber latex
glove sensitivity, ‘irritabilità
derivante da guanti in lattice estratto dalla gomma naturale’, grazie all’uso di
powder-free low-protein gloves, ‘guanti con un basso contenuto di
proteine e che non contengono polvere’. L’uso del
double gloving, ‘indossare due paia di guanti
sovrapposti’, è auspicato nell’esecuzione di interventi chirurgici.
Al personale medico-infermieristico si suggerisce di cambiare e lavare
frequentemente il white coat e di
indossare una disposable head covering, ‘cuffietta monouso’, soprattutto
nella operating theatre, ‘sala operatoria’. L’uso corretto di una disposable mask [20], ‘mascherina protettiva monouso’,
nello specifico di tipo FFP 3, permette di proteggersi da
airborne contamination, ‘malattia diffusa attraverso l’aria’ e derivante da
pericolose patologie infettive come la SARS, acronimo di
Severe Acute Respiratory Syndrome, usato per indicare la polmonite
atipica causata da un nuovo coronavirus.