IT   EN


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
     
     
 

Albright, Rice e Clinton: retorica e gender nei discorsi del Segretario di Stato americano

 
     
 

Valentina Pafumi - Neolaureata in Traduzione Tecnico-scientifica

 
     
     
 

Il mio articolo nasce dall’interesse per un settore dinamico e in continua evoluzione come quello della comunicazione politica, e si propone di analizzare da un punto di vista linguistico-retorico alcuni discorsi politici di tre Segretari di Stato degli Stati Uniti d’America: Madeleine Albright, Condoleezza Rice e Hillary Rhodam Clinton, le uniche donne nella storia americana ad aver ricoperto questa prestigiosa carica.

Il mio obiettivo in particolare è quello di individuare, nelle modalità espressive e negli stili comunicativi delle tre politiche, quegli aspetti linguistici che potrebbero essere definiti di gender e quindi caratterizzanti di una retorica femminile; ritengo infatti che la retorica di genere, argomento approfondito solo in tempi recenti, soprattutto in seguito al processo di empowerment [1] delle donne in politica, possa offrire una nuova e originale prospettiva nello studio del linguaggio in tale settore.

Due interessanti esempi di questa rhetoric of gender sono rappresentati dal feminine style, di cui parla Karlyn Kohrs Campbell nel suo libro Man Cannot Speak for Her: A Critical Study of Early Feminist Rhetoric [2], e dall’invitational rhetoric, teorizzata dalle studiose Sonja Foss e Cindy Griffin nella loro opera Transforming Rhetoric Through Feminist Reconstruction: A Response to the Gender Diversity Perspective [3].

L’espressione feminine style si riferisce per Campbell «to the discourse that is personal in tone, relies on personal experience and anecdotes, tends to be inductively, and invites audience partecipation» [4].

Le radici di questo stile comunicativo affonderebbero nei discorsi politici di fine Ottocento-inizio Novecento nei quali le donne dovevano giustificare la propria posizione di oratore politico, strutturare gli argomenti in maniera induttiva, usare un’esperienza personale appropriata, riconoscere l’autorità maschile e mantenere i propri tradizionali ruoli femminili.

L’invitational rhetoric individuata da Foss e Griffin è invece espressione di un nuovo tipo di retorica e in particolare «constitutes an invitation to the audience to enter the rhetoric’s world and to see it as the rhetor does» [5].

Questa ‘retorica dell’invito’ sarebbe un’alternativa alla retorica tradizionale da sempre caratterizzata da una patriarchal bias; «patriarchy», sostengono le studiose, «is a system of power relations that privileges the communicative practices of white, eterosexual, and male rhetors and devalues and marginalizes those who do not embody these qualities» [6]. Questa influenza patriarcale porta il retore ad approcciare la propria audience «with a conscious intent to change others» [7] mentre l’invitational rhetoric invita il proprio uditorio a guardare la questione attraverso gli occhi dell’oratore.

Un altro elemento caratterizzante della retorica femminile, secondo alcuni studiosi, è infine rappresentato dalle gendered issues ovvero le ‘tematiche di genere’ che sarebbero le politiche del welfare, la difesa della famiglia e dei diritti delle donne, l’ambiente. Tra le gendered issues vi è in particolare il riferimento alla famiglia e indirettamente ai suoi membri, come il tradizionale mother-role associato alla donna e il child che spesso assume il valore simbolico del futuro e della rinascita di una nazione.

 

Madeleine Albright e la “diplomazia delle spille” [8]

Un argomento che può essere considerato come parte integrante di una retorica di genere nel discorso politico di Madeleine Albright riguarda l’importanza cruciale che per lei le donne possono e devono avere a livello di leadership politica e di relazioni internazionali.

I concetti base a sostegno del processo di affermazione delle donne in tutto il mondo utilizzati nella retorica della Albright sono principalmente quelli di opportunità e di uguaglianza.

L’opportunità in particolare per il Segretario «is about enabling women, whether they are standing barefoot on a dirt floor, or bumping against a glass ceiling [9] - to exercise in full their energy and intelligence, wisdom and skill» [10].

L’attuazione del processo di empowerment delle donne, ovvero il loro coinvolgimento nei processi decisionali e manageriali anche ad alti livelli politici o finanziari, è un’altra argomentazione della retorica di gender usata da Albright.

Nel discorso tenuto al Women’s Foreign Policy Group Luncheon [11], il Segretario si rivolge in maniera diretta alle donne presenti in sala affermando che proprio in queste ultime vede delle potenziali leader del futuro:

 

«[…] as I look around this room, I see many who are or who could be outstanding foreign policy leaders for our country. I would not be surprised if one or more of you someday serve as Secretary of State, or National Security Adviser or -- yes, the time will soon come -- Commander in Chief of the United States».

 

Altri due aspetti della comunicazione di Albright che, a mio parere, possono essere definiti caratterizzanti di una retorica femminile sono l’uso del campo semantico della famiglia e la funzione emotiva del linguaggio che il Segretario esprime puntando sulla sfera affettiva. Si osservi il seguente esempio tratto dal Remark on the Israeli-Palestinian Peace Process tenutosi il 6 Agosto 1997 a Washington:

 

«The urgency of that goal was underlined one week ago, when bombs exploded in the Mahane Yehuda market in Jerusalem, killing 13 Israelis - one of whom was also an American citizen - and wounding 168. Behind those numbers are the faces of mothers, fathers, grandparents and children killed not for anything they had done, but simply for who and where they were» [12].

 

Con queste parole Albright spezza la formalità e l’impersonalità dell’inizio del suo discorso, nel quale si parlava dei recenti successi della diplomazia americana, per conferire un tono più drammatico al remark. Nella descrizione dell’attentato al mercato di Gerusalemme, infatti, il Segretario non vede solo numeri, non cita in maniera analitica e fredda le cifre dei feriti o dei morti durante quelle bombe esplose come avrebbe fatto probabilmente un Generale, ma parla delle «faces of mothers, fathers, grandparents and children killed not for anything they had done, but simply for who and where they were». Parlando quindi dei membri di una famiglia, madri, padri, bambini e nonni dà un volto alle vittime ed enfatizza il discorso; l’idea di famiglia e in particolare del focolare domestico, associata concettualmente al mondo della donna, è quindi inserita in un contesto di guerra per indicare come quest’ultima possa turbare l’intera esistenza della comunità.

Il sentimento di condivisione che Albright vuole instillare nel suo uditorio rappresenta poi la seconda caratteristica della retorica femminile in quanto la sfera degli affetti è da sempre ricondotta alla donna: «Americans share each of these feelings and reactions. Our thoughts are with those who knew and loved the persons killed or injured last week» [13].

In questo esempio il Segretario vuole esprimere il sentimento di solidarietà e di coinvolgimento di tutti gli americani che condividono «feelings and reactions» dei popoli coinvolti nelle stragi; cerca così di creare un legame affettivo virtuale tra il popolo americano e le sofferenze di coloro che «loved the persons killed or injured last week».

Un altro aspetto della comunicazione politica di Madeleine Albright riguarda infine l’importanza strategica rivestita dall’estetica. Con un look originale e deciso, il Segretario inaugura infatti la cosiddetta “diplomazia delle spille”, espressione che si riferisce al suo particolare uso di spille e gioielli per inviare messaggi in codice.

Proprio a questo curioso argomento il giornalista Paolo Valentino ha dedicato un articolo del Corriere della Sera [14]:

 

«Read my pins», ‘leggete le mie spille’, era la battuta ricorrente lanciata da Albright a giornalisti e telecamere che la aspettavano fuori dalla sala del Consiglio di Sicurezza. […] I gioielli appuntati sul tailleur [erano] messaggi, segnali in codice sullo stato d’animo dell’Amministrazione, commenti semi-ufficiali sulle posizioni dell’interlocutore. […] Per segnalare a Vladimir Putin cosa pensasse del suo rifiuto di riconoscere gli orrori commessi dai russi in Cecenia ad esempio, Albright si appuntò le tre scimmiette, non vedo-non sento-non parlo. […] Quando i negoziati languivano, lei aveva pronto un arsenale di tartarughe, gamberi e granchi. […] Il progresso in una trattativa lo festeggiava con gioielli a forma di farfalle o fiori colorati. E per commemorare le 212 vittime degli attentati in Tanzania e Kenya, nel 1998, Albright si appuntò un angelo d’oro».

 

Condoleezza Rice: la retorica della girl from Birmingham

La retorica dell’opportunità, intesa soprattutto come possibilità di realizzazione del sé (e delle donne in particolare) già individuata in Madeleine Albright, ritorna nel discorso politico di Condoleezza Rice. Nel Remark at the 2008 Glamour Women of the Year Award at New York City [15], ad esempio, il Segretario dipinge l’America come un grande Paese democratico che offre non solo alle donne, ma anche alle minoranze etniche, l’opportunità di crescere e di esprimersi.

L’uso dell’esperienza personale è uno strumento retorico molto efficace in questo discorso; Rice usa infatti la prima persona singolare e si rivolge direttamente «to the young women in the balcony» esaltando l’importanza della passione, considerata come elemento di unione delle donne presenti al meeting.

Il Segretario di Stato racconta poi che inizialmente pensava che la sua passione fosse il pianoforte, poiché amava la musica, ma che in seguito, grazie alle affascinanti lezioni di Joseph Korbel (padre di Madeleine Albright) sull’Unione Sovietica, capì che il suo interesse più grande era rivolto ad altro, ovvero alla politica internazionale.

Sfruttando la sua vicenda personale, il Segretario Rice esalta così l’America, patria che ama «because of its sense of possibility» e che ha offerto a una «little girl from Birmingham» [16] la possibilità di realizzare la sua più grande passione, ovvero mettere l’amore per la politica internazionale al servizio dei cittadini diventando Segretario di Stato come emerge nel seguente esempio:

 

«I’ve had the chance to represent this great country around the world, and I love this country. I love it because of its sense of possibility. I love it because nothing is ever impossible. I love it because we overcome old wounds, as we did on Tuesday, to elect the first African American president of the United States. And for a little girl from Birmingham, that’s a special thing» [17].

 

Un altro aspetto del linguaggio di Condoleezza Rice che può essere considerato caratteristico di una retorica femminile è l’uso della già citata invitational rhetoric.

Il modo di approcciarsi al pubblico e lo stile comunicativo di Rice suggeriscono infatti un tipo di retorica che non vuole solo persuadere per convincere, bensì invitare l’uditorio a condividere realmente una tesi.

Un esempio di questa retorica dell’invito si trova nel discorso Transformational Diplomacy che Condoleezza Rice pronunciò alla Georgetown University nel gennaio 2006; in questo remark il Segretario affronta il tema della diversità, elemento che considera come un punto di forza degli Stati Uniti d’America; si tratta di un argomento forte che la riguarda da vicino, considerando che il Segretario Rice fu sempre consapevole della sua “diversità”, ovvero il suo essere una donna di colore nell’American segregated South, ovvero l’Alabama, dove visse in prima persona il tremendo periodo della discriminazione razziale. Il Segretario esorta quindi il suo uditorio, costituito dai membri dei corpi diplomatici, ma anche dai professori della School of Foreign Service della Georgetown University a riflettere sul significato di ‘diversità’, portandolo indirettamente a considerare la questione dal suo punto di vista:

 

«It cannot be that the last three Secretaries of State -- the daughter of European immigrants, the son of Jamaican immigrants and a daughter of the American segregated South -- would be more diverse than the Foreign Service with which they work. And so I want to make a special appeal to each and every one of you» [18].

 

Rice si considera insieme a «the daughter of European immigrants» ovvero Madeleine Albright, e al «son of Jamaican immigrants», ovvero Colin Powell, un esempio vincente di quella diversità che deriva dalla varietà di etnie presenti in America e che per lei dovrebbe caratterizzare anche il Dipartimento di Stato; tutti e tre i Segretari sono la testimonianza concreta non solo della grande ricchezza multietnica degli Stati Uniti, ma soprattutto delle grandi opportunità che l’America può offrire a tutti coloro che sposano i suoi ideali a prescindere dalle proprie origini.

 

Hillary Rodham Clinton e la retorica femminista

Il background femminista di Hillary Rodham Clinton e la sua appartenenza alla Chiesa Metodista, la prima in età moderna ad attribuire un ruolo di primo piano alle donne insieme ai quaccheri, hanno certamente influenzato la comunicazione politica dell’ex first lady.

Nei discorsi della Clinton, infatti, l’affermazione dei diritti delle donne si interseca col suo credo religioso e con l’argomento secondo il quale solo i democratici difenderebbero veramente i valori della famiglia a differenza dei loro avversari repubblicani.

L’argomentazione costante nei discorsi del Segretario Clinton è poi la considerazione che il coinvolgimento delle donne nello sviluppo di un Paese sia un’arma vincente e indispensabile, come si osserva nel seguente esempio:

 

«The third key is empowering women and girls. […] unfortunately, in too many places in our hemisphere, women are denied their rights and opportunities. Now, they may have them on the law books. They may be legally entitled, but they are not actually being able to access them. A growing proportion of the poor is made up of women and their children. And as long half the population is left behind, our hemisphere will be left behind too» [19].

 

In questo discorso, tratto dal remark Policy Address On Opportunity In The Americas, il Segretario sottolinea come in molte parti del nostro emisfero a molte donne siano ancora negati diritti e opportunità. La ripetizione del pronome e del verbo modale nelle prime due frasi al positivo «they may have them, They may be» e nella terza al negativo «but they are not» è molto significativo, poiché si enfatizza quello che le donne dovrebbero avere secondo la legge, quello che dovrebbero essere legittimate a fare e quello che invece nella realtà non possono fare, poiché non hanno accesso a questi diritti.

Un esempio concreto del ruolo strategico svolto, nella ricostruzione di un Paese, dalle donne si trova invece nel discorso al Day of the Women of the Americas [20] nel quale la Clinton esalta la tenacia e la determinazione delle donne haitiane che furono di vitale importanza per la Haiti’s rebirth.

«Efforts to empower women across the Americas have gained new urgency in the wake of the devastating earthquake in Haiti, which left so many homeless and in need. In the first hours after the disaster, Haitian women played a vital role in distributing emergency assistance and securing lifelines for shattered communities. In the difficult days of rebuilding that lie ahead, their determination and hard work will be crucial to Haiti’s rebirth».

Da un punto di vista prettamente retorico, il linguaggio di Hillary Rhodam Clinton presenta molte caratteristiche affini al feminine style di cui parla Campbell, come il tono personale del discorso, l’uso frequente dell’esperienza personale e il riferimento continuo alla famiglia e soprattutto al child.

Si osservino i seguenti esempi tratti dal discorso sulla politica delle opportunità nelle Americhe [21].

«When I think about what I hope for my own daughter, it is what I hope for every child – the opportunity to fulfill his or her God-given potential. And that can only come when societies support the efforts of families and faith communities to create a structure of opportunity. That structure of opportunity must be at the core of a common vision […]».

«When I visited after the earthquake, I watched as people from all over our hemisphere – indeed, all over the world, not just governments, but church groups and NGOs and so many others – came to give help to people in need. There was no talk of ideology or division. There was no arguments about the history or on the past. There was just pragmatism and unity around a shared purpose».

 

Nel primo esempio, dopo aver parlato di incontri diplomatici formali che avevano lo scopo di migliorare la collaborazione tra l’America del Nord e quella del Sud nel perseguire lo sviluppo del Paese, la Clinton sposta volutamente l’attenzione dell’audience sul piano personale affermando che quando pensa a ciò che desidera per sua figlia, quello a cui pensa è la stessa cosa che desidererebbe per qualsiasi bambino, ovvero l’opportunità di realizzare il suo potenziale donato da Dio. È una mossa retorica molto efficace; in questo modo Hillary Clinton si spoglia delle sue vesti di Segretario di Stato per indossare i panni di una madre in apprensione per le sorti future della propria figlia; mostra il suo lato umano e personale per apparire così più vicina ai problemi della disoccupazione dell’Ecuador. Anche il riferimento alle «families», che insieme alle «faith communities» devono sforzarsi di creare una struttura di opportunità nella società, rientra nella rhetoric of gender.

Nel secondo esempio, invece, Clinton sfrutta la propria esperienza ad Haiti dopo il terribile terremoto che aveva devastato il Paese per dimostrare «how strong we [Americas] are when we come together»; il momento di solidarietà e di grande umanità dimostrato verso il popolo haitiano da persone provenienti da tutte le parti del mondo «not just governments, but church groups and NGOs and so many others» è utilizzato come dimostrazione di quanto l’unione possa fare la forza. In quella situazione, afferma Clinton, non c’erano differenze di ideologia o divisioni, non c’erano argomentazioni sulla storia o sul passato, c’erano solo «pragmatism and unity around a shared purpose», la stessa cosa che dovrebbe tenere unite le Americhe.

Il Segretario sfrutta infine l’immagine della famiglia e del bambino in maniera ricorrente nei suoi discorsi:

 

«And let us look at every child whom we know and especially whom we love and think about what the world will be, because in this interconnected world, every child is going to have to play his or her part in ensuring that humanity continues to progress. Otherwise, we don’t know what the future holds».

 

Quest’ultimo esempio è tratto dal sopraccitato Policy Address On Opportunity in Americas [22] e rappresenta la parte conclusiva del discorso. Il Segretario Clinton invita il proprio uditorio a «look at every child whom we know and especially whom we love», quando si riflette su come migliorare il mondo; facendo riferimento al bambino e al posto che egli occuperà nella società, fa leva sull’emotività del suo uditorio esprimendo ancora una volta il suo ruolo di donna-madre.

 

Conclusioni

Il mio studio ha messo in luce aspetti del linguaggio politico dei tre Segretari di Stato degli Stati Uniti d’America Madeleine Albright, Condoleezza Rice e Hillary Rhodam Clinton che, mostrando somiglianze con il feminine style (Campbell) e con l’invitational rhetoric (Foss e Griffin), possono essere considerati come caratterizzanti di una retorica di genere.

Tra gli elementi peculiari di questa rhetoric of gender ho individuato in particolare: l’affermazione dell’importanza del processo di empowerment delle donne in tutti i livelli di leadership, l’uso dell’esperienza personale e di espedienti narrativi mirati a suscitare una reazione emotiva nell’audience, e il riferimento al campo semantico della famiglia e degli affetti che rimanda concettualmente al ruolo di donna-madre.

I concetti base di opportunity e di equity sono stati principalmente utilizzati per l’affermazione dei diritti delle donne anche se con approcci diversi: Hillary Rhodam Clinton ha enfatizzato ad esempio l’importanza del God-given potential dando un’interpretazione religiosa di opportunità; Condoleezza Rice attraverso la propria esperienza personale ha considerato invece l’opportunity come una possibilità che deve essere garantita da tutti gli Stati democratici come quella offertale dall’America. L’uso dell’esperienza personale è stato più frequente in Rice e in Clinton, le quali hanno puntato a impressionare l’audience.

L’invitational rhetoric ha caratterizzato il remark Trasformational Diplomacy di Condoleezza Rice, nel quale il discorso sull’opportunità si è intrecciato alla sua esperienza personale portando il pubblico a osservare la questione attraverso i suoi occhi.

Il riferimento alla famiglia e in particolare ai bambini quando si parla delle prospettive del futuro di una nazione, infine, è utilizzato spesso da Albright e Clinton.

Nonostante l’individuazione di queste caratteristiche che possono essere ricondotte a una retorica femminile, è opportuno però riconoscere che il linguaggio politico, e il linguaggio in generale, non può essere classificato in maniera rigida ora come femminile ora come maschile; elementi del feminine style e del manly style possono infatti coesistere in una commistione di generi.

L’idea di una retorica femminile in senso totalizzante appare dunque riduttiva; a mio parere, non esiste una retorica femminile contrapposta a una maschile; esistono semplicemente delle caratteristiche linguistiche e retoriche che possono essere più o meno frequenti nei discorsi delle donne o degli uomini. Questo perché ogni discorso politico è il prodotto di un insieme di conoscenze e di abilità comunicative che non possono prescindere dalla propria esperienza personale e quindi dall’identità dell’oratore/oratrice. In questa prospettiva, il ruolo del gender nella comunicazione politica può comunque rivelarsi uno spunto interessante sia per l’analisi linguistica del discorso che per lo studio degli stili del linguaggio nel campo della politica.

 

 

Bibliografia

Albright M., Memo to the President Elect: How We Can Restore America’s Reputation and Leadership, HarperCollins Publisher, 2008.

Campbell K. K., Man Cannot Speak for Her: A Critical Study of Early Feminist Rhetoric (Vol. 1), Westport, CT, Praeger, 1989.

Foss S. K., Griffin C. L., Transforming Rhetoric Through Feminist Reconstruction: A Response to the Gender Diversity Perspective, Women’s Studies in Communication, 20(2), 1997.

Kessler G., The Confidante: Condoleezza Rice and the Creation of the Bush Legacy, New York, St. Martin's Press, 2007.

Skjeie H., The Rhetoric of Difference: On Women’s Inclusion Into Political Elites, Politics and Society, 1991.

Valentino P., Il libro: Madeleine Albright e la diplomazia delle spille - Lex segretaria di Stato di Clinton le usava per avvertire, minacciare o festeggiare”, Corriere della Sera, 7 ottobre, 2009.

 

Remarks by the United States Secretary of State Madeleine Albright on the Israeli-Palestinian Peace Process, Washington, D.C., 6 August 1997. Speaking at the National Press Club at Washington, D.C.

Remarks at the International Women's Forum's Hall of Fame Award Gala on the occasion of the Secretary of State being inducted into the International Hall of Fame, Washington, D.C., October 15, 1999.

Remarks at Women’s Foreign Policy Group Luncheon, Washington, D.C., November 20, 2000.

Remark on Transformational Diplomacy at the Georgetown School of Foreign Service, Washington D.C., January 18, 2006.

Remarks by the United States Secretary of State Condoleezza Rice at the 2008 Glamour Women of the Year Award, New York City, November 10, 2008.

Hillary Rodham Clinton, Remark Day of the Women of the Americas, Washington, DC, February 18, 2010.

Hillary Rodham Clinton, Remarks Policy Address On Opportunity In The Americas, El Centro Cultural Metropolitano, Quito, Ecuador, June 8, 2010.

 

 

Sitografia

http://www.corriere.it/

http://www.state.gov/

 

 
 
________________________
 
     
 

[1] Empowerment: processo di ampliamento delle possibilità di un soggetto (una persona ma anche un gruppo di lavoro o un’azienda) che ha lo scopo di aumentare la capacità di agire nel proprio contesto e di operare delle scelte. Essere empowered significa essere dotato di poteri elevati.

[2] Campbell K.K., Man Cannot Speak for Her: A Critical Study of Early Feminist Rhetoric (Vol. 1), Westport, CT, Praeger, 1989.

[3] Foss S. K., Griffin C. L., Transforming Rhetoric Through Feminist Reconstruction: A Response to the Gender Diversity Perspective, Women’s Studies in Communication, 20(2), 1997.

[4] Campbell K.K., Op. cit., p. 13.

[5] Foss S. K., Griffin C. L., Op. cit., p. 5.

[6] Ibid., p. 127.

[7] Ibid., p. 2.

[8] Cfr. Valentino P., “Il libro: Madeleine Albright e la diplomazia delle spille - L’ex segretaria di Stato di Clinton le usava per avvertire, minacciare o festeggiare”, Corriere della Sera, 7 ottobre, 2009, http://www.corriere.it/esteri/09_ottobre_07/madeleine_albright_ diplomazia_spille_paolo_valentino_ 14f33c56-b30e-11de-b362-00144f02aabc.shtml

[9] Glass ceiling: letteralmente ‘soffitto di vetro’, è un’espressione che indica situazioni in cui l’avanzamento di una persona in una qualsiasi organizzazione lavorativa o sociale viene impedito per discriminazioni, prevalentemente di carattere razziale o sessuale.

[10] Remarks at the International Women's Forum's Hall of Fame Award Gala on the occasion of the Secretary of State being inducted into the International Hall of Fame, Washington, D.C., October 15, 1999.

[11] Remarks at Women’s Foreign Policy Group Luncheon, Washington, D.C., November 20, 2000.

[12] Remarks by the United States Secretary of State Madeleine Albright on the Israeli-Palestinian Peace Process, Washington, D.C., 6 August 1997. Speaking at the National Press Club at Washington, D.C.

[13] Ibid.

[14] Op. cit. [Nota 8].

[15] Remarks by the United States Secretary of State Condoleezza Rice at the 2008 Glamour Women of the Year Award, New York City, November 10, 2008.

[16] Ibid.

[17] Op. cit. [Nota 15].

[18] Remark on Transformational Diplomacy at the Georgetown School of Foreign Service, Washington D.C., January 18 2006.

[19] Hillary Rodham Clinton, Remarks Policy Address On Opportunity in The Americas, El Centro Cultural Metropolitano, Quito, Ecuador, June 8, 2010.

[20] Hillary Rodham Clinton, Remark Day of the Women of the Americas, Washington DC February 18, 2010.

[21] Op. cit. [Nota 19].

[22] Op cit. [Nota 19].

 
 
________________________
 
     
     
  Contatta il comitato di redazione  
     
     
Copyright 2007 © - EnglishFor Srl - P.IVA 09782071006